Ricette degli Chef: Fileja con 'Nduja e gambero rosso

di EMANUELE PUCCI



Ingredienti 4 persone
Fileja 500 gr
Nduja 120 gr
Gamberi Rossi 600 gr
Aglio 0,010 gr
Evo 0,100 gr
Basilico 150 gr
Sale 0,01 gr
Limone 0,05 gr
Sedano 0,05 gr
Carote 0,05 gr
Cipolla 0,05 gr
Finocchietto Selvatico 0,01 gr
Pomodorini 0,50 gr
Brandy 0,01 lt

Procedimento
Pulire i gamberi dalla testa ricavare una bisque con sedano carote e cipolle, finocchietto e pomodorini freschi sfumando con brandy e cuocere partendo da ghiaccio.
Rosolare aglio in Evo, poi, i gamberi a pezzetti, e i pomodorini. Aggiungere bisque di gamberi, saltare la pasta, e mantecare con la Nduja. Aggiungere sale e olio e servire con finocchietto.


Giovani Chef: Emanuele Pucci si presenta...

Emanuele Pucci, nasce a Cosenza il 31 luglio 1995. Studia all'istituto alberghiero Mancini di Cosenza, dove si diploma nel luglio 2014. Subito dopo la formazione scolastica, inizia a lavorare. Dapprima in un ristorante gourmet della zona, successivamente si sposta in strutture sempre più rilevanti. Dopo un pò, inizia a orienta il suo interesse verso il mondo dell'hotellerie. Sono gli anni delle crescite professionali e delle soddisfazioni lavorative. 

Dopo qualche anno di buona e sana gavetta sui banchi della cucina, da aiuto cuoco passa alla figura di Demi chef, fino ad arrivare nel 2017 a ricoprire il ruolo di Chef de partie per una nota struttura alberghiera. Nel corso degli anni, che vanno dal 2014 al 2022, ha avuto il piacere di lavorare con grandi professionisti. Tutti gli portano e lasciano qualcosa. Ma, dopo anni lavorativi in Calabria, decide di sposare il suo orientamento verso nuove terre. Decide di muovere in Toscana. Ed è proprio lì che lavora come chef de partie per il Toscana Resort Castelfalfi, a Montaione, in provincia di Firenze, dove continua ad affinare le sue tecniche.

Ad oggi, racconta, che il suo progetto futuro è quello di continuare la ricerca e la scoperta di nuovi piatti e prodotti in diversi territori.
Magari, fra un paio di anni, riuscirà ad affermarsi, dopo le competenze acquisite fuori regione nel corso del tempo, proprio in Calabria, punto fermo, luogo delle radici da dove tutto è iniziato.



Emanuele Pucci, was born in Cosenza on July 31, 1995. He studied at the Mancini hotel institute in Cosenza, where he graduated in July 2014. Immediately after school, he started working. At first in a gourmet restaurant in the area, then he moves to more and more relevant structures. After a while, he begins to orient his interest towards the world of the hotel industry. These are the years of professional growth and job satisfaction.

After a few years of good and healthy apprenticeship on the kitchen counters, he passed from assistant cook to the figure of Demi chef, up to 2017 to cover the role of Chef de partie for a well-known hotel structure. Over the years, ranging from 2014 to 2022, he has had the pleasure of working with great professionals. Everyone brings and leaves something. But, after years of working in Calabria, he decides to marry his orientation towards new lands. He decides to move to Tuscany. And it is precisely there that he works as a chef de partie for Toscana Resort Castelfalfi, in Montaione, Florece, where he continues to refine his techniques.

To date, he says, his future project is to continue the research and discovery of new dishes and products in different territories.

Maybe, in a couple of years, it will be able to establish itself, after the skills acquired outside the region over time, right in Calabria, a fixed point, the place of the roots from where it all began.


Rubrica "LA PASTA NEL PALLONE": Mini-intervista culinaria a Roberto Goretti

Roberto Goretti (Perugia, 28 maggio 1976) è un ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista. Ha vestito le maglie di: Perugia, Napoli, Bologna, Reggiana, Ancona, Bari, Arezzo, Como e Foggia. Conta 9 presenze e 2 gol nella Nazionale Under-21 del biennio 1995-1997. Attualmente è dirigente sportivo.




Il tuo formato di pasta preferito in assoluto e quale condimento ami abbinarci ?

Paccheri allo scoglio.


Il tuo ricordo d'infanzia legato alla pasta ?

Provengo da una famiglia amante della pasta. Papà e nonno la mangiavano a pranzo ed a cena....e più di una volta mi sono trovato a guardare mamma che faceva le tagliatelle.


Il miglior piatto di pasta mangiato in ritiro e chi lo ha cucinato.

Quando giocavo nel Bologna, in ritiro veniva a cucinarci Ivo, proprietario di un noto ristorante bolognese. Il suo spaghetto al pomodoro ed il risotto alla parmigiana erano insuperabili.


Nella tua carriera calcistica hai militato in vari club italiani. A quale cucina regionale sei rimasto più affezionato ?

Napoletana e barese per aspetti opposti (una molto ricca di odori, l'altra molto semplice). Entrambe mi hanno fatto ingrassare...


Rubrica "LA PASTA NEL PALLONE": Mini-intervista a Mirko Taccola

Mirko Taccola (Pisa, 14 agosto 1970) è un ex calciatore italiano, di ruolo difensore. Cresciuto nelle giovanili del Pisa, ha indossato le maglie di: Ternana, Pescara, Inter, Lucchese, Palermo, Napoli, Cagliari, Paok Salonicco, Maia, Lanciano, Sora, San Marino, Paganese, Messina, Potenza, Sapri, Monteriggioni, Forcoli.

Il tuo formato di pasta preferito in assoluto ?

Spaghetti alla chitarra. E comunque pasta lunga tutta la vita...il gesto di attorcigliare con la forchetta è una libidine, un abbraccio.


Il tuo ricordo d'infanzia legato alla pasta ?

Mi ricordo di mio nonno mentre mangiava gli spaghetti, li succhiava e mio padre mi diceva: “Mirko reggiti forte che tira su anche te !! (risate).


Il miglior piatto di pasta mangiato in ritiro (o in fuga dal ritiro) e chi lo ha preparato.

Il miglior piatto di pasta mai mangiato sono le linguine preparate da mia cognata. E' una sua ricetta fatta con scampi, brandy e zafferano. Da leccarsi le unghie !!


Ricette degli Chef: Paccheri nel muschio scafata e acqua di bosco spray

di DANILO CIAVATTINI


Ingredienti 4 pax

Paccheri "Pasta Fanelli"

Scafata:1 kg fave, 4 punte d'aglio, 2 carciofi e mentuccia.

Per il muschio: cicorie, spinaci, maggiorana e timo.

Per la salsa: olio evo, acqua, pepe, timo e tartufo.

Per l'acqua di bosco: trombette di morte, santoreggia ed estratto al tartufo.


Procedimento scafata

Sbianchire le fave e torgliere la pelle, pulire i carciofi e tagliarli sottilmente. Fare un leggero soffritto di punte d'aglio e mentuccia, aggiungere le fave ed i carciofi e portare a cottura con poca acqua. Frullare tutto e passare al setaccio aggiustando di sale. Conservare


Procedimento muschio

Prendere tutte le cicorie e le erbe, sbianchire in acqua, strizzare e farle liofilizzare in forno a ventilazione a 70 gradi, dopodiché frullare e passare al passino.


Procedimento per l'acqua di bosco

Fare un brodo con erbe aromatiche e cornucopie o porcini, appena avrà preso gusto filtrare ed aggiungere estratto di tartufo oppure aggiungere del tartufo in infusione dopo aver fatto questo brodo. Vengono cotti i paccheri dopodiché messi in padella con una emulsione di acqua, olio evo e pepe, e infine pecorino e parmigiano. Nel piatto si adagia sul fondo la scafata, sopra i paccheri, si grattugia del tartufo e si mettono delle erbette tipo nasturzio e ancora sopra la polvere a ricreare il muschio.


L'acqua di bosco si nebulizza sul Pacchero davanti al cliente.


Intervista a Danilo Ciavattini, lo chef stellato che non segue le mode / Interview with Danilo Ciavattini, the starred chef who does not follow trends

Danilo Ciavattini, chef cresciuto tra i sapori ed i valori schietti della campagna viterbese insieme ai contadini ed ai suoi nonni, i suoi primi maestri. Nonostante la sua giovane età ha trascorso vari anni fuori regione (in Trentino Alto Adige ed in Toscana) ed all'estero (negli Stati Uniti e in Germania) a fare tanta gavetta. Nella sua carriera ha già conquistato 1 stella Michelin e Tre Forchette del Gambero Rosso. Oggi il suo lavoro è sperimentazione partendo dalle radici, che è la parte della memoria, fino ai rami dove nasce l’idea, con l'obiettivo di creare uno stile che non segue mode. Trae ispirazione da ciò che conosce meglio tra orti, boschi, campi e fossi, tra odori di erba e terra. Sceglie le sue materie prime da allevatori, coltivatori e uomini che lavorano per la qualità e con rispetto. Il suo ristorante è situato a Viterbo, in pieno centro storico; lì è possibile gustare una cucina gourmet con i prodotti della Tuscia.



Come nasce la tua passione per la cucina ?

Sono cresciuto in campagna tra i fornelli di mia nonna che era solita cucinare tanto. Lei stessa coltivava la terra allo scopo del solo sostentamento familiare, senza ottiche commerciali o lucrative. La aiutavo spesso nelle sue preparazioni quotidiane e devo a lei il mio primo avvicinamento alla cucina. Inoltre, la mia curiosità mi ha sempre spinto a sperimentare cose nuove e la cucina si è sempre prestata alla perfezione a soddisfare questa mia attitudine.


Un tuo ricordo d'infanzia legato ai pranzi domenicali in famiglia.

Quando penso ai pranzi domenicali in famiglia il primo bel ricordo che mi viene in mente è la convivialità di quei momenti. Ci si trovava spesso con parenti e amici e mia madre e mia nonna mettevano in pratica, ogni volta, una sorta di rituale dell'ospitalità perchè tutto fosse perfetto, dalla tavola apparecchiata con garbo alla preparazione dei piatti....un po' come avviene nei ristoranti.


Il tuo formato di pasta preferito in assoluto ? E a cosa lo abbineresti ?

Gli spaghetti. Li ho cucinati in tanti modi ma quello che adoro maggiormente è uno spaghetto freddo condito con basilico, olio d'oliva e della mollica di pane, adagiato su una zuppetta di pomodori freschi centrifugati e conditi a mo' di panzanella e sopra dei ricci di mare. E' un piatto primaverile ed estivo assolutamente da provare.


Hai trascorso tanti anni a fare esperienze nel nord Italia ed all'estero. A cosa ti è servito ? Ha letteralmente “cambiato” il tuo modo di vivere la cucina ?

A 16 anni ho fatto la mia prima esperienza fuori Viterbo in Trentino Alto Adige. Mi ha fatto maturare caratterialmente e professionalmente. Ho imparato a cavarmela da solo ed a conoscere culture diverse dalla mia. Ho frequentato cucine improntate sull'abbinamento, sulla costruzione, ma sono sempre rimasto colpito dalla cucina tradizionale in tutti i luoghi dove ho lavorato.


Quanto è importante oggi il concetto di territorialità applicato alla gastronomia e quanto è presente nella tua cucina ?

La valorizzazione del concetto di territorialità è di fondamentale importanza perchè un territorio, al di là dei beni culturali e paesaggistici, riesci a comprenderlo nel profondo solo grazie alla cucina. Lavorare con i prodotti del territorio è sempre un valore aggiunto perchè implica la costituzione di una rete solida con i produttori. Un ristorante deve rappresentare la vetrina di un territorio pur senza limitazioni nel provare e sperimentare il nuovo.


Quali sono le materie prime che non devono mai mancare nella tua dispensa ?

Sono quelle di qualità. Adoro cucinare la carne, la selvaggina e le verdure. Non posso fare a meno dell'olio extravergine d'oliva.


La cucina è un veicolo importantissimo per la promozione del territorio, quali sono i piatti tradizionali che più rappresentano il Lazio ?

Ce ne sono tanti. Tra tutti: gli spaghetti alla carbonara, bucatini alla amatriciana, carciofi alla giudia, la trippa alla romana, lombrichelli alla viterbese, l'acqua cotta, la pignattaccia.


Il tuo miglior piatto ?

Sono affezionato a tutti i miei piatti. Mi piace preparare piatti della tradizione rurale, originati dalle campagne. Mi piace costruire delle immagini che poi ripropongo nei piatti. Mi viene in mente il pacchero col muschio, la patata interrata oppure la terra spaccata.


Oggi l'alta cucina è più “fusion” o “tradizione” ?

Di certo la cucina è quello che ogni chef decide di trasmettere in base alla propria cultura. Tutto è basato sulla location e sul contesto in cui lavori e ti muovi. Una città come Milano, New York, Berlino tende a distaccarsi in parte dalla tradizione. Nella mia Viterbo mantengo un legame stretto con il territorio, con i produttori, con la tradizione. La tecnica è forse l'unico elemento in grado di unire questi due concetti apparentemente molto distanti.


Progetti per il futuro ?

Penso ogni giorno a cose nuove, già questo lo sento come un progetto. Nel futuro vorrei stringere ancora più “alleanze” con i produttori del mio territorio. A breve presenterò dei prodotti realizzati (partendo da mie ricette) in collaborazione con aziende locali.



Danilo Ciavattini, chef who grew up amidst the flavors and genuine values ​​of the Viterbo countryside together with the farmers and his grandparents, his first masters. Despite his young age, he spent several years outside the region (in Trentino Alto Adige and in Tuscany) and abroad (in the United States and Germany) to do a lot of apprenticeship. In his career he has already won 1 Michelin star and Tre Forchette del Gambero Rosso. Today his work is experimentation starting from the roots, which is the part of memory, up to the branches where the idea is born, with the aim of creating a style that does not follow fashions. He draws inspiration from what he knows best among vegetable gardens, woods, fields and ditches, between the smells of grass and earth. It chooses its raw materials from breeders, growers and men who work for quality and with respect. His restaurant is located in Viterbo, in the historic center; there it is possible to taste a gourmet cuisine with the products of Tuscia.


How did your passion for cooking start?

I grew up in the countryside in the kitchen of my grandmother who used to cook a lot. She herself cultivated the land for the sole purpose of family sustenance, without commercial or lucrative perspectives. I often helped her in her daily preparations and I owe my first approach to cooking to her. Furthermore, my curiosity has always pushed me to experiment with new things and the kitchen has always lent itself perfectly to satisfying this attitude of mine.


A childhood memory of yours linked to Sunday family lunches.

When I think of Sunday family lunches, the first good memory that comes to mind is the conviviality of those moments. We often met with relatives and friends and my mother and my grandmother practiced, every time, a sort of ritual of hospitality to make everything perfect, from the table set with grace to the preparation of the dishes .... a bit like happens in restaurants.


Your favorite pasta shape ever? And what would you combine it with?

Spaghetti. I cooked them in many ways but what I love most is a cold spaghetti seasoned with basil, olive oil and breadcrumbs, placed on a soup of fresh centrifuged tomatoes and seasoned like panzanella and on top of sea urchins. . It is a spring and summer dish absolutely to try.


You have spent many years gaining experience in northern Italy and abroad. What good did it do you? Has it literally “changed” your way of living the kitchen?

At 16 I had my first experience outside Viterbo in Trentino Alto Adige. It made me mature temperamentally and professionally. I learned to get by on my own and to know cultures different from mine. I attended kitchens based on pairing, on construction, but I have always been struck by traditional cuisine in all the places where I have worked.


How important is the concept of territoriality applied to gastronomy today and how much is it present in your kitchen?

The enhancement of the concept of territoriality is of fundamental importance because a territory, beyond the cultural and landscape heritage, can only understand it in depth thanks to the cuisine. Working with local products is always an added value because it implies the establishment of a solid network with producers. A restaurant must represent the showcase of a territory without limitations in trying and experimenting the new.


What are the raw materials that must never be missing in your pantry?

They are the quality ones. I love cooking meat, game and vegetables. I can't do without extra virgin olive oil.


The kitchen is a very important vehicle for the promotion of the territory, what are the traditional dishes that most represent Lazio?

There are many. Among all: spaghetti carbonara, bucatini alla amatriciana, artichokes alla giudia, tripe alla romana, lombrichelli alla viterbese, acqua cotta, pignattaccia.


Your best dish....

I am fond of all my dishes. I like to prepare traditional rural dishes, originating from the countryside. I like to build images which I then propose again in the dishes. I am reminded of the pacchero with moss, the buried potato or the cracked earth.


Is haute cuisine more "fusion" or "tradition" today?

Certainly cooking is what every chef decides to convey based on their culture. Everything is based on the location and the context in which you work and move. A city like Milan, New York, Berlin tends to break away from tradition in part. In my Viterbo I maintain a close link with the territory, with the producers, with tradition. Technique is perhaps the only element capable of uniting these two apparently very distant concepts.


Projects for the future?

I think about new things every day, I already feel this as a project. In the future I would like to forge even more "alliances" with the producers of my territory. Soon I will present some products made (starting from my recipes) in collaboration with local companies.


Rubrica "LA PASTA NEL PALLONE": Mini-intervista a Nicola Amoruso

Nicola Amoruso (San Giovanni Rotondo, 29 agosto 1974) è un ex calciatore italiano, di ruolo attaccante. Attualmente dirigente sportivo. Cresciuto nelle giovanili della Sampdoria, ha poi vestito le maglie di: Fidelis Andria, Padova, Juventus, Perugia, Napoli, Como, Modena, Messina, Reggina, Torino, Siena, Parma, Atalanta. Nel suo palmares vanta la vittoria negli Europei di calcio Under-21 con la nazionale italiana nel 1996 in Spagna, oltre a: 1 Coppa Italia, 3 Campionati italiani, 1 Supercoppa italiana, 1 Coppa Intercontinentale, 1 Supercoppa UEFA.


Il tuo formato di pasta preferito in assoluto e quale condimento ami abbinarci ?

Penne rigate condite con pomodoro e peperoncino piccante.


Il tuo ricordo d'infanzia legato alla pasta ?

Il mio ricordo d'infanzia legato alla pasta è rappresentato da una preparazione tipica pugliese: gli ziti lunghi con il ragù.


Il miglior piatto di pasta mangiato in ritiro e chi lo ha cucinato.

In ritiro nessun ricordo in particolare; mangiavo sempre pasta in bianco con olio e parmigiano grattugiato. Mi piace mangiarla ancora oggi.


Sei nato e cresciuto in Puglia, precisamente nel Gargano. Qual è il primo piatto più buono della tradizione regionale e dove lo hai mangiato l'ultima volta ?

Da buon pugliese quando torno a casa a Cerignola mia mamma sa già che non rinuncio mai allo spaghetto con le cime di rapa, il mio piatto regionale preferito in assoluto.


Ricetta: Spaghetti ai pomodorini / Recipe: Spaghetti with cherry tomatoes

Gli spaghetti ai pomodorini sono un primo piatto veloce, facile ed economico, l’ideale per portare in tavola un piatto gustoso in pochi minuti. Si tratta di una ricetta semplice e con pochi ingredienti, ma non per questo facile da preparare. Di seguito alcuni consigli utili per non rovinare un "autentico capolavoro" della tradizione italiana.



Ingredienti per 4 persone

350 gr di spaghetti

20 pomodorini ciliegini

1 spicchio d'aglio

1 ciuffo di basilico

5 gr di zucchero

olio evo q.b.

sale q.b.


Preparazione

Mettere a scaldare l'abbondante acqua salata necessaria alla cottura della pasta, in modo da ottimizzare i tempi necessari alla realizzazione della ricetta. Lavare i pomodorini eliminando il picciolo, quindi asciugarli, fare appassire lo spicchio d'aglio schiacciato in padella con 5 cucchiai d'olio. Unire i pomodorini e lasciarli insaporire a fuoco vivo nel soffritto per 5 minuti con un pizzico di sale e lo zucchero, alla fine a fuoco spento aggiungere un ciuffo di basilico fresco ed eliminarlo dopo aver fatto insaporire la salsa. Scolare gli spaghetti quando ancora risultano molto al dente e passarli in padella con 3 cucchiai di acqua di cottura, farli insaporire per circa 1 minuto a fuoco medio, rimescolando continuamente, poi servirli.


Spaghetti with cherry tomatoes is a quick, easy and inexpensive first course, ideal for bringing a tasty dish to the table in just a few minutes. It is a simple recipe with few ingredients, but not easy to prepare. Here are some useful tips to avoid ruining an "authentic masterpiece" of the Italian tradition.


Ingredients for 4 people

350 g of spaghetti

20 cherry tomatoes

1 clove of garlic

1 sprig of basil

5 g of sugar

extra virgin olive oil to taste

salt to taste


Preparation

Heat the abundant salted water needed to cook the pasta, in order to optimize the time needed to make the recipe. Wash the cherry tomatoes by removing the stalk, then dry them, let the crushed garlic clove in a pan with 5 tablespoons of oil. Add the tomatoes and leave them to flavor over high heat in the sauce for 5 minutes with a pinch of salt and sugar, at the end with the heat off add a sprig of fresh basil and remove it after having seasoned the sauce. Drain the spaghetti when they are still very al dente and put them in a pan with 3 tablespoons of cooking water, cook them for about 1 minute over medium heat, stirring constantly, then serve.


Fileja: i veri maccheroni con origini calabresi

La fileja è un tipo di pasta che appartiene alla tradizione gastronomica calabrese, con particolare riguardo alla zone del vibonese, ma, in generale, a tutta le regione con diverse denominazioni. Era talmente diffusa in Calabria nei secoli scorsi che i viaggiatori stranieri dell'Ottocento ne facevano menzione nei loro diari di viaggio. Comunque già intorno all’anno 1000 si produceva nel meridione d'Italia un tipo di pasta secca lavorata in filamenti che aveva il nome arabo di itriyahE' un formato di pasta dalla forma allungata e ricurva, generalmente realizzata con semola di grano duro e acqua. La sua dimensione è di circa 10/12 cm di lunghezza, e si presenta come una fettuccina attorcigliata su se stessa

La preparazione anticamente era manuale: la pasta veniva "filata" ed attorcigliata attorno ad una bacchetta detta "virgula", cioè piccola verga, ottenuta dal fusto (culmo) della disa, una pianta selvatica, detta "gutamara". Nei tempi moderni si è soliti adoperare un ferro da calza. La principale preoccupazione quando si produce questa pasta è la consistenza dell’impasto; è fondamentale che non sia troppo umido, in modo che non si attacchi all’asta di metallo quando viene steso.

In genere i fileja, come vuole la vera tradizione calabrese, sono accompagnati da sughi succulenti a base di carne di capra e maiale, con il Pecorino del Monte Poro o Crotonese grattugiato e salse a base di Nduja di Spilinga o fagioli e salsicce. I fileja, nel resto della Calabria, sono anche denominati, a seconda della zona, Maccarruni i casa, Maccaruni aru firriattu (al ferretto), Strangugghi, Filateddri, Filareddri Maccheroni calabresi.

Durante la stagione estiva nella provincia di Vibo Valentia si svolgono diversi eventi e sagre per celebrare i Fileja.


Rubrica "LA PASTA NEL PALLONE": Mini-intervista a Luigi Garzya

Luigi Amleto Garzya (San Cesario di Lecce, 7 luglio 1969) è un ex calciatore italiano, di ruolo difensore. Nella sua carriera ha vestito le maglie di: Lecce, Reggina, Roma, Cremonese, Bari, Torino, Grosseto, Taranto. Attualmente è allenatore.

Nel suo palmarès una medaglia di bronzo agli Europei di calco Under-21 nel 1990.

Il tuo formato di pasta preferito in assoluto e quale condimento ami abbinarci ?

Penne rigate condite con olio e parmigiano oppure con radicchio e speck senza panna.


Il tuo ricordo d'infanzia legato alla pasta ?

E' stata fin da quando ero bambino, è e sarà sempre la mia pietanza preferita. Ricordo che quando giocavo nelle giovanili (ma a volte capita anche adesso) riuscivo a mangiarne fino a 400 gr per pasto, anche perchè avevo necessità di carboidrati e questo per me non era certo un sacrificio.


Il miglior piatto di pasta mangiato in ritiro e chi lo ha cucinato.

In ritiro purtroppo potevamo mangiarla o in bianco o al massimo al pomodoro.


Sei nato e cresciuto in Puglia, precisamente nel Salento. Qual è il primo piatto più buono della tradizione salentina ?

Nel mio Salento la pasta tradizionale sono i maccheroni fatti a mano, da condire con il pomodoro ed il formaggio ricotta.


Rubrica "LA PASTA NEL PALLONE": Mini-intervista a Sandro Cois

Sandro Cois (Fossano, 9 giugno 1972) è un ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista. Cresciuto nelle giovanili della Fossanese e del Torino, ha poi vestito le maglie di: Saviglianese, Torino, Fiorentina, Sampdoria, Piacenza.


Il tuo formato di pasta preferito in assoluto e quale condimento ami abbinarci ?

La pasta che preferisco sono i tortiglioni, quelli grossi, conditi con un sugo all'arrabbiata.


Il tuo ricordo d'infanzia legato alla pasta ?

Il ricordo più bello è quello di mia mamma mentre faceva gli gnocchi.


Il miglior piatto di pasta mangiato in ritiro e chi lo ha preparato per te ?

In ritiro la pasta più buona la mangiavo quando veniva il cuoco nelle trasferte europee. Il miglior condimento aglio, olio e peperoncino.


Formati di Pasta: Gli spaghetti alla chitarra / Pasta Shapes: Spaghetti alla chitatta

Gli spaghetti alla chitarra sono una varietà di pasta tipica della cucina italiana ed, in particolare, di quella abruzzese.

Questi spaghetti sono preparati, infatti, con la chitarra, un tipico attrezzo culinario abruzzese formato da corde tese su un telaio. Sono tipici anche delle aree centro-meridionali adriatiche. Alcuni confondono gli spaghetti fatti con la chitarra, con i troccoli, che sono invece fatti con un altro strumento tipico del foggiano e della Puglia, il troccolaturo, una sorta di mattarello con scanalature.

In Molise vengono chiamati maccheroni crioli (o cirioli), molto più simili agli spaghetti e con una sezione quadrata anziché rotonda. Tradizione tipica di questa pasta è quella teramana degli spaghetti alla chitarra con il sugo di pallottine (polpettine molto piccole, composte di carne mista e un pizzico di noce moscata, prima soffritte con odori e poi bollite in sugo di pomodoro). Tradizionalmente questo piatto antichissimo andava abbinato con altri piatti, come il timballo alla teramana (che ha in comune con gli spaghetti alla chitarra la lavorazione del sugo con le pallottine di carne). Il timballo era correlato alle scrippelle mbusse perché ogni strato del timballo era composto da scrippelle.

Nel Lazio vengono chiamati tonnarelli, tipici nella preparazione della cacio e pepe o della gricia, due grandi classici della tradizione romana.

Si tratta di un tipo di pasta a sezione quadrata: la larghezza del taglio è di 2 mm e lo spessore è circa lo stesso. L'attrezzo con cui sono preparati conferisce alla pasta la forma squadrata e una consistenza porosa che consente al sugo con cui verrà condita di aderire completamente.

Per la pasta fresca si usa la semola di grano duro, uova e un pizzico di sale (anche se la maggior parte della pasta secca di questo formato che si trova in commercio esclude dagli ingredienti le uova). Viene lavorata a lungo e dopo il riposo al fresco tirata a sfoglia con il matterello. Successivamente si pone la sfoglia sulla chitarra e ci si fa scorrere sopra il matterello, in modo che i fili della chitarra penetrino nella sfoglia tagliandola a striscioline. Gli abruzzesi finiscono il lavoro passando un dito sulla sfoglia tagliata alla base della chitarra, come dovessero suonare un arpeggio, per far scendere la pasta dalle corde. Le sfoglie che si passano sulla chitarra in dialetto chietino si chiamano pettele.



Spaghetti alla chitarra is a variety of pasta typical of Italian cuisine and, in particular, of that of Abruzzo.

These spaghetti are prepared, in fact, with the guitar, a typical Abruzzo culinary tool made up of strings stretched on a loom. They are also typical of the central-southern Adriatic areas. Some confuse spaghetti made with the guitar, with troccoli, which are instead made with another instrument typical of Foggia and Puglia, the troccolaturo, a sort of rolling pin with grooves.

In Molise they are called macaroni crioli (or cirioli), much more similar to spaghetti and with a square rather than round section. A typical tradition of this pasta is the Teramo tradition of spaghetti alla chitarra with the sauce of pallottine (very small meatballs, made of mixed meat and a pinch of nutmeg, first fried with herbs and then boiled in tomato sauce). Traditionally this ancient dish was paired with other dishes, such as the Teramana timbale (which has in common with spaghetti alla chitarra the processing of the sauce with meat balls). The timbale was related to the scrippelle mbusse because each layer of the timbale was composed of scrippelle.

In Lazio they are called tonnarelli, typical in the preparation of cacio e pepe or gricia, two great classics of the Roman tradition.

It is a type of pasta with a square section: the width of the cut is 2 mm and the thickness is about the same. The tool with which they are prepared gives the pasta the square shape and a porous consistency that allows the sauce with which it will be seasoned to adhere completely.

For fresh pasta, durum wheat semolina, eggs and a pinch of salt are used (although most of the dry pasta of this format that is on the market excludes eggs from the ingredients). It is worked for a long time and after resting in a cool place it is rolled out with a rolling pin. Then place the dough on the guitar and slide the rolling pin over it, so that the strings of the guitar penetrate the dough, cutting it into strips. The Abruzzese finish the job by passing a finger on the pastry cut at the base of the guitar, as if they were playing an arpeggio, to make the pasta fall off the strings. The sheets that are passed on the guitar in the Chieti dialect are called pettele.


I migliori luoghi della capitale dove mangiare una carbonara perfetta / The best places in Rome to eat a perfect carbonara

Quali sono i luoghi dove Sua Maestà La Carbonara raggiunge la sua massima regalità? Ce ne sono tanti a Roma. È difficile parlare della migliore carbonara di Roma. Più corretto sarebbe parlare al plurale delle migliori carbonare di Roma. Ciascuna di queste primeggia per una caratteristica. Ve le andiamo a elencare:


LA PIÙ BONA: Trattoria Sapori di casa.

Di carbonare buone ce ne sono molte, di carbonare bbbone veramente pochissime. La carbonara di “Sapori di casa” è una di queste. Carbonara verace, gustosa, saporita. In una sola parola: bona. E i loro pici alla carbonara sono da capogiro.


LA PIÙ ELEGANTE: Bottega Trattoria De Santis

Alla faccia di chi dice che la carbonara è un piatto grezzo, “De Santis” propone una carbonara divinamente elegante e raffinata. La classe non è acqua. È carbonara.


LA VEGAN: Rifugio romano

Nell’infinita diatriba guanciale vs pancetta, quelli del “Rifugio romano” l’hanno risolta a modo loro: carbonara vegana. Per molti un ossimoro, invitiamo anche i più scettici a provarla. Al “Rifugio” sicuramente non manca coraggio né audacia.


LA MIGLIOR GESTIONE: Osteria La Sol Fa

L’oste Flavio e er coco (mi raccomando non lo chef!!) Claudio sono semplicemente i mejo. Passione infinita, competenza infinita, voglia di lavorare e di migliorarsi che non finisce più. Che cosa si può chiedere ancora? Beh, fanno anche una gran carbonara.


LA SORPRESA: Ristorante Pizzeria Al forno della soffitta

La carbonara che non ti aspetti in un locale che è per lo più una pizzeria. Qui vale la regola che, se si cucina bene, questo si applica sia alla pizza che a tutti gli altri piatti. Una carbonara sorprendente.


LA MIGLIOR PASTA CORTA: La vacca m’briaca

In questo ristorante nel cuore del rione Monti, le dimensioni non contano. Rigatoni da paura. Sicuramente tra i migliori di Roma.


LA MIGLIOR PASTA LUNGA: La Fraschetta di Castel Sant’Angelo

Nata da poco, “La Fraschetta di Castel Sant’Angelo” è diventata in brevissimo tempo uno dei punti di riferimento della cucina romana nella Capitale. Qui potete trovare certamente tra i migliori spaghetti alla carbonara di Roma. Se non i migliori.


LA CARBONARA DA CHEF: Trattoria popolare L’avvolgibile

Ai fornelli c’è uno chef (un grande chef). Eppure la trattoria è popolare (e lo sono anche i prezzi). Un ritorno alle origini per uno chef a cui, quando sente parlare di trattoria contemporanea, viene l’orticaria. Chapeau.


Vi segnaliamo poi le carbonare che hanno vinto i tornei che organizziamo sulle migliori carbonare di quartiere, scelte dai nostri follower. Per ora abbiamo solo 4 quartieri/zone di Roma, ma la lista è in continuo aggiornamento. Ecco a voi…


LA MIGLIORE CARBONARA DI TESTACCIO: La villetta dal 1940

LA MIGLIORE CARBONARA DI TRASTEVERE: La scala in Trastevere

LA MIGLIORE CARBONARA DELL’ESQUILINO: Il tempio di Minerva

LA MIGLIORE CARBONARA DI PRATI: Taverna Angelica


La guida alle migliori carbonare potrebbe andare avanti ancora per molto. Perché le vie della carbonara sono infinite. Ma è ora che vi ci perdiate da soli!



What are the places where His Majesty La Carbonara reaches its maximum royalty? There are many in Rome. It's hard to talk about the best carbonara in Rome. It would be more correct to speak in the plural of the best carbonaras in Rome. Each of these excels in one characteristic. We are going to list them:


THE BEST: Trattoria Sapori di casa.

There are many good carbonaras, very few bbbone carbonare. The carbonara of “Sapori di casa” is one of these. True, tasty, flavoursome Carbonara. In one word: bona. And their pici alla carbonara are mind-boggling.


THE MOST ELEGANT: Bottega Trattoria De Santis

In the face of those who say that carbonara is a raw dish, "De Santis" offers a divinely elegant and refined carbonara. Class is not water. It is carbonara.


THE VEGAN: Rifugio romano

In the endless guanciale vs pancetta diatribe, those from the "Roman Refuge" have solved it in their own way: vegan carbonara. For many an oxymoron, we invite even the most skeptical to try it. The "Refuge" certainly does not lack courage or audacity.


THE BEST MANAGEMENT: Osteria La Sol Fa

The host Flavio and er coco (I recommend not the chef !!) Claudio are simply the mejo. Infinite passion, infinite competence, desire to work and improve that never ends. What more can you ask for? Well, they also make a great carbonara.


THE SURPRISE: Al forno della Soffitta ristorante pizzeria

The carbonara you don't expect in a place that is mostly a pizzeria. Here the rule applies that, if you cook well, this applies to both pizza and all other dishes. A surprising carbonara.


THE BEST SHORT PASTA: La vacca m'briaca

In this restaurant in the heart of the Monti district, size doesn't matter. Rigatoni from fear. Certainly among the best in Rome.


THE BEST LONG PASTA: La Fraschetta di Castel Sant’Angelo

Born recently, "La Fraschetta di Castel Sant’Angelo" has quickly become one of the landmarks of Roman cuisine in the capital. Here you can certainly find among the best spaghetti carbonara in Rome. If not the best.


LA CARBONARA DA CHEF: Trattoria Popolare L'avvolgibile

At the stove there is a chef (a great chef). Yet the trattoria is popular (and so are the prices). A return to origins for a chef who gets hives when he hears about a contemporary restaurant. Chapeau.


We then point out the carbonaras that have won the tournaments we organize on the best neighborhood carbonaras, chosen by our followers. For now we only have 4 districts / areas in Rome, but the list is constantly updated. Here you go ...


THE BEST CARBONARA IN TESTACCIO: La Villetta dal 1940

THE BEST CARBONARA IN TRASTEVERE: La Scala in Trastevere

THE BEST CARBONARA OF ESQUILINO: Il Tempio di Minerva

THE BEST CARBONARA IN PRATI: Taverna Angelica


The guide to the best carbonaras could go on for a long time. Because the ways of carbonara are endless. But it's time for you to get lost alone!


di Società Anonima Carbonari

Rubrica "LA PASTA NEL PALLONE": Mini-intervista a Giovanni Cervone

Giovanni Cervone (Brusciano, 16 novembre 1962) è un ex calciatore italiano, di ruolo portiere. Cresciuto nelle giovanili di Juve Stabia e Avellino, ha poi vestito le maglie di: Catanzaro, Genoa, Parma, Verona, Roma, Brescia, Ravenna.

Nel suo palmarès una Coppa Italia vinta con l'A.S. Roma nella stagione 1990-91.

Il tuo formato di pasta preferito in assoluto e quale condimento ami abbinarci ?

Pasta corta condita con il pesce, specialmente se con i gamberoni di Gallipoli.


Il tuo ricordo d'infanzia legato alla pasta ?

Gli ziti con sugo di pomodoro che tutte le domeniche preparava mia madre.


Il miglior piatto di pasta mangiato in ritiro e chi lo ha preparato per te ?

Purtroppo nei ritiri si mangiavano sempre le solite cose. Ultimamente da allenatore è andata molto meglio.


Pastifici Italiani: Intervista a Giuseppe Di Martino / Italian pasta factories: Interview with Giuseppe Di Martino

La pasta di Gragnano oggi rappresenta il 14% dell’export italiano. Il 60% dei formati di pasta italiana si devono a questa città e dal 2013 la pasta di Gragnano è Igp. Rappresentante eccellente di questo primato è il Pastificio dei Campi. Abbiamo intervistato per voi il proprietario, il Dott. Giuseppe Di Martino.


Quando e perchè nasce il Pastificio dei Campi ?

Nel 2004 mi sono reso conto che la rintracciabilità della materia prima utilizzata per produrre la pasta italiana era approssimativa, interrompendosi ad un determinato punto della filiera e non permettendo né al consumatore finale né spesso allo stesso pastaio, di capire da dove provenisse il suo ingrediente principale: la semola di grano duro. Allora compresi che la rintracciabilità della materia prima fosse un valore imprescindibile di un prodotto alimentare ed iniziai il mio progetto che poi mi ha portato alla fondazione del Pastificio dei Campi. Per prima cosa ho scelto una zona di produzione storicamente vocata alla coltivazione del grano duro: la Puglia, in particolare le zone del Tavoliere e del sub appennino Dauno. Lì ho provato a coinvolgere i contadini locali, chiedendo loro di produrre un grano dagli elevati valori nutritivi, senza l'utilizzo di fertilizzanti chimici, senza l'utilizzo di glifosati, recuperando solo le varietà più antiche. Le intenzioni c’erano tutte, ma lo scetticismo dei contadini si fece sentire immediatamente: era assai difficile garantire un raccolto con quei livelli qualitativi, senza l’utilizzo della chimica, soprattutto se si voleva mantenere una resa elevata. La soluzione era semplice: rinunciare all’alta resa, prevedere una rotazione per evitare l’impoverimento del terreno dovuto alla monocoltura e pagare i contadini ogni anno, anche quando non fosse previsto il raccolto di grano.

Fu così che, ritornando all’ antica tecnica della rotazione triennale, abbiamo fatto contemporaneamente un enorme salto verso il rivoluzionario concetto della tracciabilità al 100% su tutta la filiera.


Qual è stato il primo formato di pasta prodotto?

Fusilli lunghi col buco.


Ognuno ha il suo formato di pasta preferito. Qual è il suo e con quale condimento ama abbinarlo?

Candele spezzate con ragù napoletano, da fare per la domenica.


L'articolo 1 del Manifesto costitutivo della Compagnia Amatori della Pasta recita: “La gastronomia italiana è una scienza fondata sulla pasta”. Quanto condivide questo nostro dettame?

Indubbiamente quando si parla di cucina italiana nel mondo la prima cosa che viene in mente è la pasta. Sia essa fresca che secca, è un alimento che da sempre ha caratterizzato la nostra alimentazione. Basti pensare che sin dalle origini dell’Impero Romano, il preparato a base di grano ed acqua (le famose lagane) era alla base del sostentamento delle milizie.

Per secoli la pasta ha sfamato ricchi e poveri e la sua antichissima origine ne fa uno dei pilastri della nostra cultura gastronomica.


Dove viene coltivato il grano duro utilizzato per la produzione della vostra pasta?

Nell’areale del Subappennino Dauno (a cavallo tra Puglia e Basilicata).


Cosa rende “unica” la vostra pasta?

Quando ho scommesso sul Pastificio dei Campi in molti (primo tra tutti mio padre) mi hanno dato del pazzo. Come si poteva migliorare un prodotto già eccellente come la Pasta di Gragnano? Come vi ho già spiegato il punto di partenza è tutto nella materia prima. Ma non dimentichiamoci anche il fattore umano. Il know how dei nostri pastai. Tutti giovanissimi (alcuni sono entrati in azienda poco più che maggiorenni) ma figli e nipoti di pastai. Hanno nel cuore e nelle mani la pasta. Per far si che tutto il lavoro fatto sulla filiera non andasse perduto, io e mia sorella Giovanna abbiamo deciso di realizzare all’interno della produzione del pastificio un impianto di essicazione altamente tecnologico, che fosse in grado di riprodurre quella lenta essiccazione che tradizionalmente a Gragnano avveniva per strada.

Immagino voi sappiate che Gragnano è diventata famosa nel mondo per la sua pasta, grazie soprattutto al suo microclima. Essendo posizionata in una valle ai piedi dei Monti Lattari e di fronte al mare, la brezza – tiepida e umida- che tutti i pomeriggi soffiava dal golfo, giovava perfettamente all’essicazione della pasta. Al Pastificio dei Campi abbiamo perciò realizzato delle celle di essicazione termostatica, dove temperatura ed umidità fossero perfettamente in linea con quel microclima. Senza corridoi del vento, senza essicazione forzata, senza alte temperature. Un’essiccazione per “evaporazione”.

Per finire, ogni astuccio di pasta è confezionato a mano, rispettando il valore del prodotto che vi è all’interno e delle persone che con il loro lavoro apportano un ulteriore controllo di qualità sul prodotto finale.


Quanto il “packaging creativo” ha inciso e continua ad incidere sul successo dei vostri prodotti?

Quando è partito il progetto del Pastificio dei Campi c’era la fortissima necessita di comunicare un prodotto innovativo, quasi di rottura con il restante mondo di produzione pastaia. C’era la necessità di raccontare la nostra storia, tutti gli autori del processo produttivo. Ecco allora la scelta di questo formato. Accattivante ed elegante, certo, ma anche e soprattutto funzionale (così come ogni prodotto di design dovrebbe essere)! Una confezione cubica, perfettamente impilabile, resistente e con un’ampia finestra trasparente che facesse vedere la pasta al suo interno. E sull’esterno il nostro storytelling: I campi, i contadini, Gragnano e tutto il nostro staff.


Se dovesse invitare un caro amico ad una cena speciale, in quale ristorante lo porterebbe e cosa gli consiglierebbe di ordinare?

SeaFront Pasta Bar a Napoli, gli consiglierei di ordinare un menu degustazione.


Lo chef più eclettico che adopera la vostra pasta nel suo ristorante ?

Peppe Guida, Antica Osteria Nonna Rosa, Vico Equense.


Sceglierebbe come testimonial del brand “Pastificio dei Campi” uno chef con 3 stelle Michelin poco social oppure un food blogger improvvisato con milioni di follower ?

Uno chef che sappia interpretare magistralmente questo prodotto ma anche renderlo comprensibile a tutti i nostri consumatori!


Oggi quanto dovrebbero contare, per un'azienda dell'industria alimentare, i concetti di sostenibilità ambientale, tracciabilità della filiera e di educazione al non-spreco alimentare ?

Oggi non dovrebbero esistere aziende dell’industria alimentare che non lavorino seguendo questi principi.


In che modo viene valorizzato il capitale umano all'interno della vostra azienda ?

Basti pensare che abbiamo preferito non utilizzare delle confezionatrici automatiche ma lasciamo che i nostri ragazzi confezionino a mano ogni singolo astuccio di pasta.


La gastronomia è un veicolo importantissimo per la promozione del territorio. La città di Gragnano può essere ritenuta l'Hub mondiale della Pasta ?

Questo non sono io a dirlo, ma un’insegna alle porte della nostra città, la capitale mondiale della Pasta.


Quali i progetti futuri del Pastificio dei Campi ?

Il nostro prodotto ha lavorato per tanti anni nel mondo della ristorazione. Effettivamente è stata una pasta pensata e realizzata per gli chef. Oggi non è più un prodotto esclusivamente pensato per le grandi cucine, ma si è aperto anche ai consumatori finali. Mai però alla grande distribuzione.

E’ per questo che stiamo lavorando ad un ambizioso progetto “Proximity” che porterà la nostra filiera fino alla casa del consumatore finale, grazie ad una piattaforma di vendita online gestita direttamente dall’azienda.



Gragnano pasta today represents 14% of Italian exports. 60% of Italian pasta shapes are due to this city and since 2013 the Gragnano pasta is Igp. An excellent representative of this record is the Pastificio dei Campi. We have interviewed the owner, Giuseppe Di Martino.


When and why was the Pastificio dei Campi born?

In 2004 I realized that the traceability of the raw material used to produce Italian pasta was approximate, interrupting at a certain point in the supply chain and not allowing either the final consumer or often the pasta maker himself to understand where its main ingredient came from. : durum wheat semolina. Then I understood that the traceability of the raw material was an essential value of a food product and I started my project which then led me to the foundation of the Pastificio dei Campi. First of all I chose a production area historically suited to the cultivation of durum wheat: Puglia, in particular the areas of the Tavoliere and the sub Apennine Dauno. There I tried to involve local farmers, asking them to produce a grain with high nutritional values, without the use of chemical fertilizers, without the use of glyphosates, recovering only the oldest varieties. The intentions were all there, but the skepticism of the farmers was felt immediately: it was very difficult to guarantee a crop with those quality levels, without the use of chemicals, especially if you wanted to maintain a high yield.

The solution was simple: give up the high yield, provide for a rotation to avoid the impoverishment of the land due to monoculture and pay the farmers every year, even when the wheat harvest was not expected. Thus, returning to the ancient three-year rotation technique, we simultaneously made a huge leap towards the revolutionary concept of 100% traceability throughout the supply chain.


What was the first pasta shape produced?

Long fusilli pasta with a hole.


Everyone has their favorite pasta shape. What is yours and which condiment do you like to combine it with?

Broken candles (candele) with Neapolitan ragù, to be made for Sunday.


Article 1 of the founding Manifesto of the Amatori della Pasta Company states: “Italian gastronomy is a science based on pasta”. How much do you share this dictate of ours?

Undoubtedly, when it comes to Italian cuisine in the world, the first thing that comes to mind is pasta. Whether fresh or dry, it is a food that has always characterized our diet. Suffice it to say that since the origins of the Roman Empire, the preparation based on wheat and water (the famous lagane) was the basis for the livelihood of the militias. For centuries, pasta has fed rich and poor alike and its ancient origin makes it one of the pillars of our gastronomic culture.


Where is the durum wheat used for the production of your pasta grown?

In the area of ​​the Dauno sub-Apennines (between Puglia and Basilicata).


What makes your pasta “unique”?

When I bet on the Pastificio dei Campi many (first of all my father) called me crazy. How could an already excellent product like Pasta di Gragnano be improved? As I have already explained to you, the starting point is all in the raw material. But let's not forget the human factor too. The know-how of our pasta makers. All very young (some joined the company just over 18 years old) but children and grandchildren of pasta makers. They have pasta in their hearts and hands. To ensure that all the work done on the supply chain was not lost, my sister Giovanna and I decided to create a highly technological drying system within the production of the pasta factory, which was able to reproduce the slow drying that traditionally in Gragnano took place on the street.

I guess you know that Gragnano has become world famous for its pasta, thanks above all to its microclimate. Being located in a valley at the foot of the Lattari Mountains and facing the sea, the breeze - warm and humid - that blew from the gulf every afternoon, helped perfectly to dry the pasta. At the Pastificio dei Campi we have therefore created thermostatic drying cells, where temperature and humidity were perfectly in line with that microclimate. Without wind corridors, without forced drying, without high temperatures. A drying by "evaporation". Finally, each box of pasta is packaged by hand, respecting the value of the product inside and of the people who, with their work, bring additional quality control to the final product.


How much has "creative packaging" affected and continues to affect the success of your products?

When the Pastificio dei Campi project started, there was a very strong need to communicate an innovative product, almost breaking with the rest of the world of pasta production. There was a need to tell our story, all the authors of the production process. Here then is the choice of this format. Captivating and elegant, of course, but also and above all functional (just like any design product should be)! A cubic package, perfectly stackable, resistant and with a large transparent window that let you see the pasta inside. And on the outside our storytelling: The fields, the farmers, Gragnano and all our staff.


If you were to invite a dear friend to a special dinner, which restaurant would you take them to and what would you recommend them to order?

SeaFront Pasta Bar in Naples, I would recommend ordering a tasting menu ("menu degustazione").


The most eclectic chef who uses your pasta in his restaurant?

Peppe Guida, Antica Osteria Nonna Rosa, Vico Equense.


Would you choose a chef with 3 Michelin stars who are not very social or an improvised food blogger with millions of followers as testimonial of the “Pastificio dei Campi” brand?

A chef who knows how to masterfully interpret this product but also make it understandable to all our consumers!


How much should the concepts of environmental sustainability, traceability of the supply chain and education on non-food waste count today for a company in the food industry?

Today there should be no food industry companies that do not work according to these principles.


How is human capital valued within your company?

Suffice it to say that we preferred not to use automatic packaging machines but let our guys pack every single box of pasta by hand.


Gastronomy is a very important vehicle for the promotion of the territory. Can the city of Gragnano be considered the World Pasta Hub?

This is not me saying, but a sign on the outskirts of our city, the world capital of Pasta.


What are the future projects of the Pastificio dei Campi?

Our product has worked for many years in the restaurant world. It was actually a pasta designed and created for chefs. Today it is no longer a product exclusively designed for large kitchens, but has also opened up to end consumers. But never to large retailers.

This is why we are working on an ambitious "Proximity" project that will bring our supply chain to the home of the final consumer, thanks to an online sales platform managed directly by the company.


+ info

Pastificio dei Campi

Via dei Campi n.50

80054 - Gragnano (NA)

Tel: +39 081 80 18  430

Sito web: www.pastificiodeicampi.it

E-mail: info@pastificiodeicampi.it


Rubrica "LA PASTA NEL PALLONE": Mini-intervista a Marco Negri

Marco Negri (Milano, 27 ottobre 1970) è un ex calciatore italiano, di ruolo attaccante, attualmente allenatore. Ha vestito le maglie di: Udinese, Novara, Ternana, Cosenza, Bologna, Perugia, Glasgow Rangers, Vicenza, Cagliari, Livorno.

E' stato capocannoniere della Scottish Premier Division nella stagione 1997-98 segnando 32 gol.



Il tuo formato di pasta preferito in assoluto e quale condimento ami abbinarci ?

Gli spaghetti. Amo la carbonara.


A volte si ha poco tempo per dedicarsi alla cucina. Qual è un piatto di pasta che prepareresti in zona Cesarini ?

Spaghetti aglio, olio e peperoncino, specie se di notte.


Il tuo ricordo d'infanzia legato alla pasta.

Mia madre che preparava uno dei miei piatti preferiti: i rigatoni gratinati con la besciamella. Mi avventavo sul pentolino dove era stata preparata la crema di besciamella e pulivo tutto con il dito...non mi fermavo fino a che non era lucido e pulito come da lavastoviglie.


Rubrica "LA PASTA NEL PALLONE": Mini-intervista a Antonio Filippini

Antonio Filippini (Brescia, 3 luglio 1973) è un ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista. Attualmente allenatore. Cresciuto nelle giovanili della Voluntas Brescia e del Brescia, ha poi vestito le maglie di: Ospitaletto, Palermo, Lazio, Treviso, Livorno.

Per festeggiare la promozione del Palermo in Serie A al termine della stagione 2003-2004, Antonio palesa la sua passione per la musica rock, suonando la chitarra in un concerto eseguito nella Curva Nord dello stadio “Renzo Barbera” insieme al gemello Emanuele ed Andrea Gasbarroni.


Il tuo formato di pasta preferito in assoluto e quale condimento ami abbinarci ?

Bucatini, preparati con cacio e pepe.


Il tuo ricordo d'infanzia legato alla pasta ?

Il mio ricordo d'infanzia sulla pasta è un pò negativo. Mia mamma mi preparava la pasta al pomodoro riscaldata ed a me proprio non piaceva, ma ero obbligato a mangiarla altrimenti l'allenamento di calcio saltava !


Il miglior piatto di pasta mangiato in ritiro e chi lo ha cucinato.

Sicuramente al Touring di Coccaglio, dove ho trascorso la maggior parte dei miei ritiri con il Brescia. Preparavano una pasta ai 4 formaggi veramente buona !


Sei nato e cresciuto a Brescia. Qual è il primo piatto più buono della tradizione bresciana e dove lo hai mangiato l'ultima volta ?

Il piatto più buono di Brescia non è un primo ma un secondo: lo Spiedo bresciano. L'ho mangiato a casa dei miei suoceri. Mia moglie, tra l'altro, ha partecipato alla prima edizione di Master Chef ed ho capito dove ha imparato a cucinare così bene ! (risata).


Storie di Pasta: I Pici, patrimonio culinario della Toscana

Nella nostra zona i pici rappresentano qualcosa di più di un semplice piatto tradizionale, sono un segno caratterizzante di una comunità e di un modo di stare insieme , un legame forte al territorio ed alla sua storia e cultura. Gli Amatori Pici Chianciano nascono per tutelare, tramandare e promuovere questo piatto popolare, cercando di valorizzare la ricetta originale ed i condimenti della tradizione, utilizzando materie prime a Km0 e producendo rigorosamente a mano e con passione”.

Amatori Pici Chianciano


I pici sono un tipo di pasta fresca allungata fatta a mano, simile agli spaghetti ma di sezione maggiore e irregolare, tipici del sud della Toscana, in particolare di Siena, della val d'Orcia, della val di Chiana, del Monte Amiata, della Provincia di Arezzo fino a spingersi alle confinanti zone dell'alta Tuscia Viterbese, in provincia di Viterbo, della Val di Paglia e dell'Orvietano dove però più spesso sono chiamati "umbricelli", "lombrichelli" o "tortorelli". Nella zona di Montalcino i pici si chiamano “pinci” e la farina di grano semplice è sostituita da una farina tradizionale più grossolana, macinata all'antica nel mulino a palmenti. Ad Anghiari, in provincia di Arezzo, vengono invece chiamati “bringoli”.

Sull'origine del loro nome vi sono varie correnti di pensiero. C’è chi lo fa risalire all’antica Roma, nello specifico alla figura di Marco Gavio Apicio (25 a.C.37 d.C.), uno dei più importanti gastronomi dell’antichità, autore di numerose ricette che vanno a comporre il corpus dell’opera intitolata “De re Coquinaria”. Per alcuni deriva semplicemente da "l'appiciatura", ovvero l'atto che consiste nella lavorazione della pasta con il palmo della mano sulla spianatoia per definire forma e lunghezza finale. Un’altra strada ancora ci porta a rintracciare l’origine del nome presso la località di San Felice in Pincis vicino Castelnuovo, nella diocesi di Arezzo. Al di là di quella che è l’etimologia del nome, abbiamo già visto che sono molti oggi i modi con i quali viene chiamata questa pasta. L'impasto è costituito da sole farina, acqua e un pizzico di sale. 

La ricetta tradizionale ha origini antichissime ed incerte, un tempo costituiva il tipico piatto "povero" delle famiglie locali ma continua ancora oggi ad essere un piatto ricercato ed apprezzato anche nella ristorazione di alto livello. I pici contemplano una serie di condimenti classici che ne esaltano la consistenza. In principio furono "le briciole" di pane raffermo soffritto in olio d'oliva, questo condimento esisteva ancor prima dell'importazione del pomodoro e serviva anche a riutilizzare il pane secco. Il sugo principe è senza dubbio il ragù di carne (manzo, cinghiale o selvaggina), anche nella variante "bianca" senza pomodoro. Per il ragù non sono previste soltanto carni rosse ma sono altresì apprezzati i sughi con la "nana" (anatra) ed "ocio" (oca). La tradizione prevede inoltre l'aglione, si tratta di un sugo di pomodoro e aglione (non un normale aglio ma una tipologia più grande ed aromatica tipica della zona).
Recentemente sono sperimentati anche altri abbinamenti con condimenti non tradizionali come carbonara, amatriciana o sughi di pesce.



In our area, pici represent something more than a simple traditional dish, they are a characterizing sign of a community and a way of being together, a strong link to the territory and its history and culture. The Amatori Pici Chianciano are born to protect, pass on and promote this popular dish, trying to enhance the original recipe and traditional condiments, using raw materials at Km0 and producing strictly by hand and with passion".

Amatori Pici Chianciano


Pici are a type of elongated fresh handmade pasta, similar to spaghetti but with a larger and irregular section, typical of southern Tuscany, in particular Siena, Val d'Orcia, Val di Chiana, Monte Amiata, Province of Arezzo up to the neighboring areas of the upper Tuscia Viterbese, in the province of Viterbo, Val di Paglia and Orvietano where, however, they are more often called "umbricelli", "lombrichelli" or "tortorelli". In the Montalcino area the pici are called "pinci" and the simple wheat flour is replaced by a coarser traditional flour, ground in the old fashioned way in the millstone. In Anghiari, in the province of Arezzo, they are instead called "bringoli".

There are various currents of thought on the origin of their name. There are those who trace it back to ancient Rome, specifically to the figure of Marco Gavio Apicius (25 BC37 AD), one of the most important gastronomes of antiquity, author of numerous recipes that make up the corpus of the work entitled “De re Coquinaria”. For some it derives simply from "appiciatura", that is the act that consists in working the dough with the palm of the hand on the pastry board to define the final shape and length. Still another road leads us to trace the origin of the name in the locality of San Felice in Pincis near Castelnuovo, in the diocese of Arezzo. Beyond the etymology of the name, we have already seen that today there are many ways in which this pasta is called. The dough consists of only flour, water and a pinch of salt.

The traditional recipe has ancient and uncertain origins, once it was the typical "poor" dish of local families but still continues to be a sought-after and appreciated dish even in high-level catering. Pici include a series of classic toppings that enhance their texture. In the beginning they were "the crumbs" of stale bread fried in olive oil, this condiment existed even before the import of tomatoes and was also used to reuse dry bread. The main sauce is undoubtedly the meat sauce (beef, wild boar or game), also in the "white" variant without tomato. For the ragù there are not only red meats but sauces with "nana" (duck) and "ocio" (goose) are also appreciated. Tradition also includes aglione, it is a tomato and garlic sauce (not a normal garlic but a larger and more aromatic type typical of the area). Recently other combinations with non-traditional condiments such as carbonara, amatriciana or fish sauces have also been tested.

Pastifici italiani: Intervista a Massimo Mancini / Italian pasta factories: Interview with Massimo Mancini

Il Pastificio Agricolo Mancini nasce nel 2010 a Monte San Pietrangeli, in provincia di Fermo, nelle Marche. L’azienda agricola di famiglia, a vocazione cerealicola, è stata fondata invece intorno al 1940 da Mariano Mancini, nonno dell'attuale proprietario e storico trebbiatore. Le due realtà sono strettamente connesse, nel senso che l’azienda agricola conferisce al pastificio tutto il grano duro coltivato affinché venga trasformato in pasta Mancini: questa è la ragione per cui si definisce “pastificio agricolo”. Abbiamo rivolto le nostre domande a Massimo Mancini, titolare del pastificio.

Qual è stato il primo formato di pasta prodotto ?

Il primo formato di pasta Mancini prodotto è stato quello delle penne. In generale, si può dire che sia più semplice produrre formati di pasta corta rispetto a quelli di lunga e le penne si prestarono bene per il collaudo della nostra linea di produzione, all’epoca prototipo di una nota azienda costruttrice. Da quella prova salimmo di complessità e ci avventurammo nella produzione degli spaghetti, il formato di pasta che in assoluto rappresenta il banco di prova più importante per i pastai perché tante sono le variabili di cui tener conto.


Ognuno ha il suo formato di pasta preferito. Qual è il suo e con quale condimento ama abbinarlo ?

Sono particolarmente legato proprio allo spaghetto, forse per via della passione suscitata dal tempo richiesto per progettarne la trafila e studiarne la ricetta di essiccazione dedicata, prova su prova. Sono molto contento di poter dire oggi che si tratta del formato più apprezzato dai consumatori di pasta Mancini. Gli spaghetti al pomodoro sono il mio piatto preferito.


L'articolo 1 del Manifesto costitutivo della Compagnia Amatori della Pasta recita: “La gastronomia italiana è una scienza fondata sulla pasta”. Quanto condivide questo nostro dettame?

La pasta non si limita a essere solo un alimento per la gastronomia italiana, ma ne costituisce un aspetto centrale anche dal punto di vista identitario. Nei miei tanti viaggi di lavoro ho avuto prova del sempre più crescente “peso specifico” rivestito dalla pasta nei menu dei ristoranti di tutto il mondo, dalla trattoria al ristorante stellato, e di quanta attenzione positiva riesca a suscitare nei confronti dell’Italia (insieme alla pizza, ovviamente). Investire in qualità è un aspetto fondamentale di Mancini Pastificio Agricolo e ritengo contribuisca favorevolmente allo sviluppo del gradimento generale verso la cucina italiana.


Il grano duro viene coltivato nelle Marche, direttamente nei vostri campi, e molito nella stessa regione. Quanto conta la provenienza e la tracciabilità delle materie prime sul mercato alimentare di oggi ? Quanta attenzione dovrebbe essere posta dalle aziende su questo aspetto e perché è così importante nell'ottica della produzione di un'ottima pasta ?

Mancini Pastificio Agricolo produce pasta solo con il grano che coltiva direttamente nei campi che lo circondano nel cuore delle Marche, ottenendo ogni anno un prodotto vivo, figlio dell’annata agraria. Questa rottura con l’impostazione classica delle aziende agricole dal punto di vista economico ci ha dato l’opportunità di aggiungere valore al nostro grano, cioè la sola materia prima con cui viene alimentato il nostro pastificio. Sono del parere che il mercato attuale si stia muovendo gradualmente sempre più verso il racconto degli aspetti legati alla materia prima e questo, da agronomo, è gratificante; dall’altro, trovo poco costruttiva nel mercato della pasta la polarizzazione sull’utilizzo di solo grano italiano come condizione esclusiva per la qualità del prodotto finito perché, proprio in virtù della mia formazione da agronomo, non credo sia giusto dire che non esistano varietà interessanti di grano duro al di fuori dei confini nazionali. Anzi, a contare a mio avviso è l’approccio tecnico nei confronti della materia prima e, nel caso di Mancini Pastificio Agricolo, cerchiamo di condurlo al meglio grazie al nostro protocollo di Buona Pratica Agricola, ovvero l’insieme di regole che applichiamo per una gestione ecocompatibile delle nostre attività agricole al fine di produrre una materia prima della più alta qualità e salubrità, col minor impatto ambientale possibile.


Quali sono le modalità ed i tempi di essiccazione della vostra pasta ?

Al fine di preservare ed esaltare le importanti caratteristiche nutrizionali del grano Mancini, abbiamo creato delle ricette di essiccazione specifiche per ogni formato di pasta basate sulla combinazione dei principi di temperatura, umidità, ventilazione e riposo. Asciughiamo pasta Mancini a temperature al di sotto dei 55° C e i tempi di essiccazione vanno dalle 24 alle 44 ore a seconda del formato, garantendo salubrità e gusto nel prodotto finito.


Ci parli brevemente dell'ambizioso progetto “i Turanici”.

Il grano turanico appartiene al grande gruppo dei frumenti duri. La classificazione esatta è Triticum turgidum subspecie Turanicum, comunemente conosciuto come Triticum turanicum. Originaria della regione del Khorasan (Nord-Est dell’Iran), la coltivazione di questa varietà si è diffusa nel Bacino del Mediterraneo e anche in Italia, ma è stata abbandonata in tempi moderni a causa della sua bassa resa. Dal 2006 l’azienda Prometeo di Urbino, in collaborazione con Oriana Porfiri, agronomo esperto di cereali, ha valutato diverse linee di grano turanico, in particolare la n. 17 e la n. 38, strutturando una vera e propria filiera produttiva, dal seme fino alla prima trasformazione. A fronte di tutto questo, l’Azienda Agricola Mancini si è dedicata dal 2013 a mettere a punto metodologie e strumenti di pastificazione per interpretare al meglio la ricchezza di questi grani. È stata definita una ricetta di essiccazione specifica e sono state ideate anche nuove trafile in bronzo (spaghetti, penne lisce e Sedani 20 Righe) allo scopo di esprimere il potenziale del semolato macinato a pietra di Prometeo. Dagli studi condotti a livello qualitativo è emerso un aspetto molto interessante circa le peculiarità del glutine: poco tenace, quindi facilmente digeribile.


I tre chef italiani più eclettici che adoperano la vostra pasta nel loro ristorante ?

Non sono in grado di definire quali siano gli chef più eclettici tra i clienti di Mancini Pastificio Agricolo. Credo però sia interessante l’avvicinamento della ristorazione stellata, creativa per natura, verso la pasta di semola di grano duro negli ultimi 10 anni, prima dei quali si era mostrata indifferente prediligendo pasta fresca autoprodotta.


Siete un'azienda che cura molto la comunicazione ed il marketing. Sceglierebbe come testimonial del brand “Pasta Mancini” uno chef pluristellato ma poco social oppure un food blogger simpatico con milioni di follower ?

Personalmente non sono per la formula del testimonial e sono contento che i miei collaboratori al pastificio condividano questa visione. I social sono sicuramente uno strumento importante e sicuramente ci fa piacere quando qualcuno condivide un contenuto digitale che ci riguarda ai suoi follower. Tuttavia credo che resti imprescindibile continuare nella vita reale a dedicare tempo a incontrare chef e food blogger, al pastificio o lontano da questo, affinché si possa trasmettere senza filtri la verità delle persone e del lavoro che sta dietro a pasta Mancini.


Oggi quanto dovrebbe contare, per un'azienda dell'industria alimentare, il concetto di educazione al non-spreco alimentare ?

Sono dell’idea che combattere lo spreco alimentare sia un argomento valido oggi altrettanto quanto ieri. Come addetto ai lavori nel settore alimentare mi pare giusto fare qualcosa per dare un segnale: tra i nostri formati di pasta ce n’è uno, le “curve”, pensato proprio per ridurre al minimo gli scarti di lavorazione perché ottenuto recuperando la parte dello spaghetto che poggia sulle canne d’essiccazione.


In che modo viene valorizzato il capitale umano all'interno della vostra azienda ?

La scelta dei collaboratori è un aspetto da curare con scrupolo per portare avanti con coerenza la mia visione aziendale e, allo stesso tempo, per renderla ancora più evidente all’esterno. In azienda lavoriamo ai progetti ponendo molta attenzione al confronto costante e partecipato tra i vari reparti del team. All’alto livello di fiducia riposto nell’esperienza dei primi assunti cerco di coniugare una apertura forte nei confronti degli ultimi arrivati perché credo fortemente nella forza degli stimoli più “freschi” che possono arrivare dai più giovani.


La gastronomia è un veicolo importantissimo per la promozione del territorio. Quanto la vostra azienda si impegna a divenire ambasciatrice della cultura gastronomica marchigiana nel mondo ? E qual è il suo “luogo del cuore” nelle Marche che consiglierebbe di visitare ai nostri lettori ?

Le Marche consumano pasta di semola ma non hanno una tradizione nella sua manifattura, diversamente dal meridione italiano; tuttavia sono note per la notevole vocazione cerealicola dei suoi campi, aspetto che rende da sempre questa regione un riferimento per i mulini e/o pastifici alla ricerca di varietà di grano di alto livello qualitativo. Questo aspetto agronomico è poco noto e sono entusiasta di poterlo veicolare ogni giorno di più. Non ho un luogo del cuore da consigliare; piuttosto consiglio di venire a conoscere le Marche tout court, a esplorarle, dato che sono meno toccate dalle rotte più “abitudinarie” del turismo in Italia.


Quali i progetti futuri del Pastificio Mancini?

Il prossimo passo è nel rendere la carta l’unico materiale del packaging di Mancini Pastificio Agricolo: stiamo portando avanti più sperimentazioni con i fornitori e siamo ormai a ridosso della soluzione che garantisca massima conservabilità alla pasta e riciclabilità dell’imballo al 100%.



The Mancini Pastificio Agricolo was founded in 2010 in Monte San Pietrangeli, in the province of Fermo, in the Marche region. The family farm, with a cereal vocation, was instead founded around 1940 by Mariano Mancini, grandfather of the current owner and historic thresher. The two realities are closely connected, in the sense that the farm gives the pasta factory all the durum wheat grown so that it can be transformed into Mancini pasta: this is the reason why it is called an "agricultural pasta factory (pastificio agricolo)". We addressed our questions to Massimo Mancini, owner of the pasta factory.


What was the first pasta shape produced?

The first Mancini pasta format produced was that of penne. In general, it can be said that it is easier to produce short pasta shapes than long ones and the penne lent themselves well to testing our production line, at the time the prototype of a well-known manufacturing company. From that test we climbed in complexity and ventured into the production of spaghetti, the pasta format that represents the most important test bench for pasta makers because there are many variables to take into account.


Everyone has their favorite pasta shape. What is yours and which condiment do you like to combine it with?

I am particularly attached to spaghetti, perhaps because of the passion aroused by the time required to design the die and study the dedicated drying recipe, test by test. I am very happy to be able to say today that it is the most popular format for Mancini pasta consumers. Spaghetti with tomato sauce is my favorite dish.


Article 1 of the Constitutive Manifesto of the Amatori della Pasta Company states: “Italian gastronomy is a science based on pasta”. How much do you share this dictate of ours?

Pasta is not limited to being only a food for Italian gastronomy, but also constitutes a central aspect of it from an identity point of view. In my many business trips I have had proof of the ever increasing "specific weight" that pasta plays in the menus of restaurants all over the world, from the trattoria to the starred restaurant, and of how much positive attention it is able to arouse towards Italy (together to pizza, of course). Investing in quality is a fundamental aspect of Mancini Pastificio Agricolo and I believe it contributes favorably to the development of the general appreciation of Italian cuisine.


Durum wheat is grown in the Marche region, directly in your fields, and milled in the same region. How important is the origin and traceability of raw materials on today's food market? How much attention should companies pay to this aspect and why is it so important for the production of excellent pasta?

Mancini Pastificio Agricolo produces pasta only with the wheat that it grows directly in the fields that surround it in the heart of the Marche, obtaining a living product every year, the result of the agricultural year. This break with the classic approach of farms from an economic point of view has given us the opportunity to add value to our wheat, that is, the only raw material with which our pasta factory is fed. I am of the opinion that the current market is gradually moving more and more towards the narration of aspects linked to the raw material and this, as an agronomist, is gratifying; on the other hand, I find the polarization on the use of only Italian wheat as an exclusive condition for the quality of the finished product in the pasta market not very constructive because, precisely by virtue of my training as an agronomist, I do not think it is fair to say that there are no interesting varieties of durum wheat outside national borders. Indeed, in my opinion what counts is the technical approach towards the raw material and, in the case of Mancini Pastificio Agricolo, we try to conduct it in the best possible way thanks to our protocol of Good Agricultural Practice, or the set of rules that we apply for a environmentally friendly management of our agricultural activities in order to produce a raw material of the highest quality and healthiness, with the lowest possible environmental impact.


What are the drying ("essiccazione") methods and times for your pasta?

In order to preserve and enhance the important nutritional characteristics of Mancini wheat, we have created specific drying recipes for each pasta shape based on the combination of the principles of temperature, humidity, ventilation and rest. We dry Mancini pasta at temperatures below 55 ° C and drying times range from 24 to 44 hours depending on the format, guaranteeing wholesomeness and taste in the finished product.


Tell us briefly about the ambitious “i Turanici” project.

Turanic wheat belongs to the large group of durum wheat. The exact classification is Triticum turgidum subspecie Turanicum, commonly known as Triticum turanicum. Originally from the Khorasan region (north-eastern Iran), the cultivation of this variety has spread to the Mediterranean Basin and also to Italy, but has been abandoned in modern times due to its low yield. Since 2006, the Prometeo company of Urbino, in collaboration with Oriana Porfiri, an agronomist expert in cereals, has evaluated various turanic wheat lines, in particular the n. 17 and n. 38, structuring a real production chain, from the seed to the first transformation. In the face of all this, the Mancini farm has been dedicated since 2013 to developing methodologies and pasta making tools to better interpret the richness of these grains. A specific drying recipe has been defined and new bronze dies have also been created (spaghetti, penne smooth and Sedani 20 Righe) in order to express the potential of Prometheus stone-ground caster. From the studies conducted on a qualitative level, a very interesting aspect emerged about the peculiarities of gluten: not very tenacious, therefore easily digestible.


The three most eclectic Italian chefs who use your pasta in their restaurant?

I am not able to define which are the most eclectic chefs among Mancini Pastificio Agricolo's customers. However, I think it is interesting the approach of starred restaurants, creative by nature, towards durum wheat semolina pasta in the last 10 years, before which it had shown indifferent preference, preferring self-produced fresh pasta.


You are a company that takes care of communication and marketing a lot. Would you choose a multi-starred but not very social chef as testimonial of the “Pasta Mancini” brand or a friendly food blogger with millions of followers?

Personally I am not for the testimonial formula and I am happy that my collaborators at the pasta factory share this vision. Social media are certainly an important tool and we certainly enjoy it when someone shares digital content that concerns us to their followers. However, I believe that it remains essential to continue in real life to dedicate time to meet chefs and food bloggers, at the pasta factory or away from it, so that the truth of the people and the work behind Mancini pasta can be transmitted without filters.


How much should the concept of education on non-waste food count today for a company in the food industry?

I am of the opinion that fighting food waste is as valid today as it was yesterday. As an insider in the food sector, it seems right to do something to give a signal: among our pasta shapes there is one, the "curves", designed to minimize processing waste because it is obtained by recovering the part of the spaghetti resting on drying rods.


How is human capital valued within your company?

The choice of collaborators is an aspect to be taken care of with care in order to consistently pursue my corporate vision and, at the same time, to make it even more evident on the outside. In the company we work on projects paying close attention to constant and participatory discussion between the various departments of the team. With the high level of trust placed in the experience of the first hires I try to combine a strong openness towards the newcomers because I strongly believe in the strength of the "freshest" stimuli that can come from the youngest.


Gastronomy is a very important vehicle for the promotion of the territory. How much is your company committed to becoming an ambassador of the Marche gastronomic culture in the world? And what is your “favorite place” in the Marche that you would recommend to visit to our readers?

The Marches consume semolina pasta but do not have a tradition in its manufacture, unlike the Italian south; however they are known for the notable cereal vocation of its fields, an aspect that has always made this region a reference point for mills and / or pasta factories in search of high quality grain varieties. This agronomic aspect is little known and I am excited to be able to convey it more every day. I have no place in my heart to recommend; I rather recommend coming to know the Marche tout court, to explore them, since they are less affected by the more “routine” routes of tourism in Italy.


What are the future projects of Pastificio Mancini?

The next step is to make paper the only packaging material of Mancini Pastificio Agricolo: we are carrying out more experiments with suppliers and we are now close to the solution that guarantees maximum preservation of the pasta and 100% recyclability of the packaging.




+ info

Mancini Pastificio Agricolo

Via Ernesto Paoletti n.1

63815 - Monte San Pietrangeli (FM)

Tel: +39 0734 96 93 11

Sito web: www.pastamancini.com

E-shop: shop.pastamancini.com

E-mail: info@pastamancini.com