Rubrica "LA PASTA NEL PALLONE": Mini-intervista a Mirko Taccola

Mirko Taccola (Pisa, 14 agosto 1970) è un ex calciatore italiano, di ruolo difensore. Cresciuto nelle giovanili del Pisa, ha indossato le maglie di: Ternana, Pescara, Inter, Lucchese, Palermo, Napoli, Cagliari, Paok Salonicco, Maia, Lanciano, Sora, San Marino, Paganese, Messina, Potenza, Sapri, Monteriggioni, Forcoli.

Il tuo formato di pasta preferito in assoluto ?

Spaghetti alla chitarra. E comunque pasta lunga tutta la vita...il gesto di attorcigliare con la forchetta è una libidine, un abbraccio.


Il tuo ricordo d'infanzia legato alla pasta ?

Mi ricordo di mio nonno mentre mangiava gli spaghetti, li succhiava e mio padre mi diceva: “Mirko reggiti forte che tira su anche te !! (risate).


Il miglior piatto di pasta mangiato in ritiro (o in fuga dal ritiro) e chi lo ha preparato.

Il miglior piatto di pasta mai mangiato sono le linguine preparate da mia cognata. E' una sua ricetta fatta con scampi, brandy e zafferano. Da leccarsi le unghie !!


Ricette degli Chef: Paccheri nel muschio scafata e acqua di bosco spray

di DANILO CIAVATTINI


Ingredienti 4 pax

Paccheri "Pasta Fanelli"

Scafata:1 kg fave, 4 punte d'aglio, 2 carciofi e mentuccia.

Per il muschio: cicorie, spinaci, maggiorana e timo.

Per la salsa: olio evo, acqua, pepe, timo e tartufo.

Per l'acqua di bosco: trombette di morte, santoreggia ed estratto al tartufo.


Procedimento scafata

Sbianchire le fave e torgliere la pelle, pulire i carciofi e tagliarli sottilmente. Fare un leggero soffritto di punte d'aglio e mentuccia, aggiungere le fave ed i carciofi e portare a cottura con poca acqua. Frullare tutto e passare al setaccio aggiustando di sale. Conservare


Procedimento muschio

Prendere tutte le cicorie e le erbe, sbianchire in acqua, strizzare e farle liofilizzare in forno a ventilazione a 70 gradi, dopodiché frullare e passare al passino.


Procedimento per l'acqua di bosco

Fare un brodo con erbe aromatiche e cornucopie o porcini, appena avrà preso gusto filtrare ed aggiungere estratto di tartufo oppure aggiungere del tartufo in infusione dopo aver fatto questo brodo. Vengono cotti i paccheri dopodiché messi in padella con una emulsione di acqua, olio evo e pepe, e infine pecorino e parmigiano. Nel piatto si adagia sul fondo la scafata, sopra i paccheri, si grattugia del tartufo e si mettono delle erbette tipo nasturzio e ancora sopra la polvere a ricreare il muschio.


L'acqua di bosco si nebulizza sul Pacchero davanti al cliente.


Intervista a Danilo Ciavattini, lo chef stellato che non segue le mode / Interview with Danilo Ciavattini, the starred chef who does not follow trends

Danilo Ciavattini, chef cresciuto tra i sapori ed i valori schietti della campagna viterbese insieme ai contadini ed ai suoi nonni, i suoi primi maestri. Nonostante la sua giovane età ha trascorso vari anni fuori regione (in Trentino Alto Adige ed in Toscana) ed all'estero (negli Stati Uniti e in Germania) a fare tanta gavetta. Nella sua carriera ha già conquistato 1 stella Michelin e Tre Forchette del Gambero Rosso. Oggi il suo lavoro è sperimentazione partendo dalle radici, che è la parte della memoria, fino ai rami dove nasce l’idea, con l'obiettivo di creare uno stile che non segue mode. Trae ispirazione da ciò che conosce meglio tra orti, boschi, campi e fossi, tra odori di erba e terra. Sceglie le sue materie prime da allevatori, coltivatori e uomini che lavorano per la qualità e con rispetto. Il suo ristorante è situato a Viterbo, in pieno centro storico; lì è possibile gustare una cucina gourmet con i prodotti della Tuscia.



Come nasce la tua passione per la cucina ?

Sono cresciuto in campagna tra i fornelli di mia nonna che era solita cucinare tanto. Lei stessa coltivava la terra allo scopo del solo sostentamento familiare, senza ottiche commerciali o lucrative. La aiutavo spesso nelle sue preparazioni quotidiane e devo a lei il mio primo avvicinamento alla cucina. Inoltre, la mia curiosità mi ha sempre spinto a sperimentare cose nuove e la cucina si è sempre prestata alla perfezione a soddisfare questa mia attitudine.


Un tuo ricordo d'infanzia legato ai pranzi domenicali in famiglia.

Quando penso ai pranzi domenicali in famiglia il primo bel ricordo che mi viene in mente è la convivialità di quei momenti. Ci si trovava spesso con parenti e amici e mia madre e mia nonna mettevano in pratica, ogni volta, una sorta di rituale dell'ospitalità perchè tutto fosse perfetto, dalla tavola apparecchiata con garbo alla preparazione dei piatti....un po' come avviene nei ristoranti.


Il tuo formato di pasta preferito in assoluto ? E a cosa lo abbineresti ?

Gli spaghetti. Li ho cucinati in tanti modi ma quello che adoro maggiormente è uno spaghetto freddo condito con basilico, olio d'oliva e della mollica di pane, adagiato su una zuppetta di pomodori freschi centrifugati e conditi a mo' di panzanella e sopra dei ricci di mare. E' un piatto primaverile ed estivo assolutamente da provare.


Hai trascorso tanti anni a fare esperienze nel nord Italia ed all'estero. A cosa ti è servito ? Ha letteralmente “cambiato” il tuo modo di vivere la cucina ?

A 16 anni ho fatto la mia prima esperienza fuori Viterbo in Trentino Alto Adige. Mi ha fatto maturare caratterialmente e professionalmente. Ho imparato a cavarmela da solo ed a conoscere culture diverse dalla mia. Ho frequentato cucine improntate sull'abbinamento, sulla costruzione, ma sono sempre rimasto colpito dalla cucina tradizionale in tutti i luoghi dove ho lavorato.


Quanto è importante oggi il concetto di territorialità applicato alla gastronomia e quanto è presente nella tua cucina ?

La valorizzazione del concetto di territorialità è di fondamentale importanza perchè un territorio, al di là dei beni culturali e paesaggistici, riesci a comprenderlo nel profondo solo grazie alla cucina. Lavorare con i prodotti del territorio è sempre un valore aggiunto perchè implica la costituzione di una rete solida con i produttori. Un ristorante deve rappresentare la vetrina di un territorio pur senza limitazioni nel provare e sperimentare il nuovo.


Quali sono le materie prime che non devono mai mancare nella tua dispensa ?

Sono quelle di qualità. Adoro cucinare la carne, la selvaggina e le verdure. Non posso fare a meno dell'olio extravergine d'oliva.


La cucina è un veicolo importantissimo per la promozione del territorio, quali sono i piatti tradizionali che più rappresentano il Lazio ?

Ce ne sono tanti. Tra tutti: gli spaghetti alla carbonara, bucatini alla amatriciana, carciofi alla giudia, la trippa alla romana, lombrichelli alla viterbese, l'acqua cotta, la pignattaccia.


Il tuo miglior piatto ?

Sono affezionato a tutti i miei piatti. Mi piace preparare piatti della tradizione rurale, originati dalle campagne. Mi piace costruire delle immagini che poi ripropongo nei piatti. Mi viene in mente il pacchero col muschio, la patata interrata oppure la terra spaccata.


Oggi l'alta cucina è più “fusion” o “tradizione” ?

Di certo la cucina è quello che ogni chef decide di trasmettere in base alla propria cultura. Tutto è basato sulla location e sul contesto in cui lavori e ti muovi. Una città come Milano, New York, Berlino tende a distaccarsi in parte dalla tradizione. Nella mia Viterbo mantengo un legame stretto con il territorio, con i produttori, con la tradizione. La tecnica è forse l'unico elemento in grado di unire questi due concetti apparentemente molto distanti.


Progetti per il futuro ?

Penso ogni giorno a cose nuove, già questo lo sento come un progetto. Nel futuro vorrei stringere ancora più “alleanze” con i produttori del mio territorio. A breve presenterò dei prodotti realizzati (partendo da mie ricette) in collaborazione con aziende locali.



Danilo Ciavattini, chef who grew up amidst the flavors and genuine values ​​of the Viterbo countryside together with the farmers and his grandparents, his first masters. Despite his young age, he spent several years outside the region (in Trentino Alto Adige and in Tuscany) and abroad (in the United States and Germany) to do a lot of apprenticeship. In his career he has already won 1 Michelin star and Tre Forchette del Gambero Rosso. Today his work is experimentation starting from the roots, which is the part of memory, up to the branches where the idea is born, with the aim of creating a style that does not follow fashions. He draws inspiration from what he knows best among vegetable gardens, woods, fields and ditches, between the smells of grass and earth. It chooses its raw materials from breeders, growers and men who work for quality and with respect. His restaurant is located in Viterbo, in the historic center; there it is possible to taste a gourmet cuisine with the products of Tuscia.


How did your passion for cooking start?

I grew up in the countryside in the kitchen of my grandmother who used to cook a lot. She herself cultivated the land for the sole purpose of family sustenance, without commercial or lucrative perspectives. I often helped her in her daily preparations and I owe my first approach to cooking to her. Furthermore, my curiosity has always pushed me to experiment with new things and the kitchen has always lent itself perfectly to satisfying this attitude of mine.


A childhood memory of yours linked to Sunday family lunches.

When I think of Sunday family lunches, the first good memory that comes to mind is the conviviality of those moments. We often met with relatives and friends and my mother and my grandmother practiced, every time, a sort of ritual of hospitality to make everything perfect, from the table set with grace to the preparation of the dishes .... a bit like happens in restaurants.


Your favorite pasta shape ever? And what would you combine it with?

Spaghetti. I cooked them in many ways but what I love most is a cold spaghetti seasoned with basil, olive oil and breadcrumbs, placed on a soup of fresh centrifuged tomatoes and seasoned like panzanella and on top of sea urchins. . It is a spring and summer dish absolutely to try.


You have spent many years gaining experience in northern Italy and abroad. What good did it do you? Has it literally “changed” your way of living the kitchen?

At 16 I had my first experience outside Viterbo in Trentino Alto Adige. It made me mature temperamentally and professionally. I learned to get by on my own and to know cultures different from mine. I attended kitchens based on pairing, on construction, but I have always been struck by traditional cuisine in all the places where I have worked.


How important is the concept of territoriality applied to gastronomy today and how much is it present in your kitchen?

The enhancement of the concept of territoriality is of fundamental importance because a territory, beyond the cultural and landscape heritage, can only understand it in depth thanks to the cuisine. Working with local products is always an added value because it implies the establishment of a solid network with producers. A restaurant must represent the showcase of a territory without limitations in trying and experimenting the new.


What are the raw materials that must never be missing in your pantry?

They are the quality ones. I love cooking meat, game and vegetables. I can't do without extra virgin olive oil.


The kitchen is a very important vehicle for the promotion of the territory, what are the traditional dishes that most represent Lazio?

There are many. Among all: spaghetti carbonara, bucatini alla amatriciana, artichokes alla giudia, tripe alla romana, lombrichelli alla viterbese, acqua cotta, pignattaccia.


Your best dish....

I am fond of all my dishes. I like to prepare traditional rural dishes, originating from the countryside. I like to build images which I then propose again in the dishes. I am reminded of the pacchero with moss, the buried potato or the cracked earth.


Is haute cuisine more "fusion" or "tradition" today?

Certainly cooking is what every chef decides to convey based on their culture. Everything is based on the location and the context in which you work and move. A city like Milan, New York, Berlin tends to break away from tradition in part. In my Viterbo I maintain a close link with the territory, with the producers, with tradition. Technique is perhaps the only element capable of uniting these two apparently very distant concepts.


Projects for the future?

I think about new things every day, I already feel this as a project. In the future I would like to forge even more "alliances" with the producers of my territory. Soon I will present some products made (starting from my recipes) in collaboration with local companies.


Rubrica "LA PASTA NEL PALLONE": Mini-intervista a Nicola Amoruso

Nicola Amoruso (San Giovanni Rotondo, 29 agosto 1974) è un ex calciatore italiano, di ruolo attaccante. Attualmente dirigente sportivo. Cresciuto nelle giovanili della Sampdoria, ha poi vestito le maglie di: Fidelis Andria, Padova, Juventus, Perugia, Napoli, Como, Modena, Messina, Reggina, Torino, Siena, Parma, Atalanta. Nel suo palmares vanta la vittoria negli Europei di calcio Under-21 con la nazionale italiana nel 1996 in Spagna, oltre a: 1 Coppa Italia, 3 Campionati italiani, 1 Supercoppa italiana, 1 Coppa Intercontinentale, 1 Supercoppa UEFA.


Il tuo formato di pasta preferito in assoluto e quale condimento ami abbinarci ?

Penne rigate condite con pomodoro e peperoncino piccante.


Il tuo ricordo d'infanzia legato alla pasta ?

Il mio ricordo d'infanzia legato alla pasta è rappresentato da una preparazione tipica pugliese: gli ziti lunghi con il ragù.


Il miglior piatto di pasta mangiato in ritiro e chi lo ha cucinato.

In ritiro nessun ricordo in particolare; mangiavo sempre pasta in bianco con olio e parmigiano grattugiato. Mi piace mangiarla ancora oggi.


Sei nato e cresciuto in Puglia, precisamente nel Gargano. Qual è il primo piatto più buono della tradizione regionale e dove lo hai mangiato l'ultima volta ?

Da buon pugliese quando torno a casa a Cerignola mia mamma sa già che non rinuncio mai allo spaghetto con le cime di rapa, il mio piatto regionale preferito in assoluto.


Ricetta: Spaghetti ai pomodorini / Recipe: Spaghetti with cherry tomatoes

Gli spaghetti ai pomodorini sono un primo piatto veloce, facile ed economico, l’ideale per portare in tavola un piatto gustoso in pochi minuti. Si tratta di una ricetta semplice e con pochi ingredienti, ma non per questo facile da preparare. Di seguito alcuni consigli utili per non rovinare un "autentico capolavoro" della tradizione italiana.



Ingredienti per 4 persone

350 gr di spaghetti

20 pomodorini ciliegini

1 spicchio d'aglio

1 ciuffo di basilico

5 gr di zucchero

olio evo q.b.

sale q.b.


Preparazione

Mettere a scaldare l'abbondante acqua salata necessaria alla cottura della pasta, in modo da ottimizzare i tempi necessari alla realizzazione della ricetta. Lavare i pomodorini eliminando il picciolo, quindi asciugarli, fare appassire lo spicchio d'aglio schiacciato in padella con 5 cucchiai d'olio. Unire i pomodorini e lasciarli insaporire a fuoco vivo nel soffritto per 5 minuti con un pizzico di sale e lo zucchero, alla fine a fuoco spento aggiungere un ciuffo di basilico fresco ed eliminarlo dopo aver fatto insaporire la salsa. Scolare gli spaghetti quando ancora risultano molto al dente e passarli in padella con 3 cucchiai di acqua di cottura, farli insaporire per circa 1 minuto a fuoco medio, rimescolando continuamente, poi servirli.


Spaghetti with cherry tomatoes is a quick, easy and inexpensive first course, ideal for bringing a tasty dish to the table in just a few minutes. It is a simple recipe with few ingredients, but not easy to prepare. Here are some useful tips to avoid ruining an "authentic masterpiece" of the Italian tradition.


Ingredients for 4 people

350 g of spaghetti

20 cherry tomatoes

1 clove of garlic

1 sprig of basil

5 g of sugar

extra virgin olive oil to taste

salt to taste


Preparation

Heat the abundant salted water needed to cook the pasta, in order to optimize the time needed to make the recipe. Wash the cherry tomatoes by removing the stalk, then dry them, let the crushed garlic clove in a pan with 5 tablespoons of oil. Add the tomatoes and leave them to flavor over high heat in the sauce for 5 minutes with a pinch of salt and sugar, at the end with the heat off add a sprig of fresh basil and remove it after having seasoned the sauce. Drain the spaghetti when they are still very al dente and put them in a pan with 3 tablespoons of cooking water, cook them for about 1 minute over medium heat, stirring constantly, then serve.


Fileja: i veri maccheroni con origini calabresi

La fileja è un tipo di pasta che appartiene alla tradizione gastronomica calabrese, con particolare riguardo alla zone del vibonese, ma, in generale, a tutta le regione con diverse denominazioni. Era talmente diffusa in Calabria nei secoli scorsi che i viaggiatori stranieri dell'Ottocento ne facevano menzione nei loro diari di viaggio. Comunque già intorno all’anno 1000 si produceva nel meridione d'Italia un tipo di pasta secca lavorata in filamenti che aveva il nome arabo di itriyahE' un formato di pasta dalla forma allungata e ricurva, generalmente realizzata con semola di grano duro e acqua. La sua dimensione è di circa 10/12 cm di lunghezza, e si presenta come una fettuccina attorcigliata su se stessa

La preparazione anticamente era manuale: la pasta veniva "filata" ed attorcigliata attorno ad una bacchetta detta "virgula", cioè piccola verga, ottenuta dal fusto (culmo) della disa, una pianta selvatica, detta "gutamara". Nei tempi moderni si è soliti adoperare un ferro da calza. La principale preoccupazione quando si produce questa pasta è la consistenza dell’impasto; è fondamentale che non sia troppo umido, in modo che non si attacchi all’asta di metallo quando viene steso.

In genere i fileja, come vuole la vera tradizione calabrese, sono accompagnati da sughi succulenti a base di carne di capra e maiale, con il Pecorino del Monte Poro o Crotonese grattugiato e salse a base di Nduja di Spilinga o fagioli e salsicce. I fileja, nel resto della Calabria, sono anche denominati, a seconda della zona, Maccarruni i casa, Maccaruni aru firriattu (al ferretto), Strangugghi, Filateddri, Filareddri Maccheroni calabresi.

Durante la stagione estiva nella provincia di Vibo Valentia si svolgono diversi eventi e sagre per celebrare i Fileja.