I migliori luoghi della capitale dove mangiare una carbonara perfetta / The best places in Rome to eat a perfect carbonara

Quali sono i luoghi dove Sua Maestà La Carbonara raggiunge la sua massima regalità? Ce ne sono tanti a Roma. È difficile parlare della migliore carbonara di Roma. Più corretto sarebbe parlare al plurale delle migliori carbonare di Roma. Ciascuna di queste primeggia per una caratteristica. Ve le andiamo a elencare:


LA PIÙ BONA: Trattoria Sapori di casa.

Di carbonare buone ce ne sono molte, di carbonare bbbone veramente pochissime. La carbonara di “Sapori di casa” è una di queste. Carbonara verace, gustosa, saporita. In una sola parola: bona. E i loro pici alla carbonara sono da capogiro.


LA PIÙ ELEGANTE: Bottega Trattoria De Santis

Alla faccia di chi dice che la carbonara è un piatto grezzo, “De Santis” propone una carbonara divinamente elegante e raffinata. La classe non è acqua. È carbonara.


LA VEGAN: Rifugio romano

Nell’infinita diatriba guanciale vs pancetta, quelli del “Rifugio romano” l’hanno risolta a modo loro: carbonara vegana. Per molti un ossimoro, invitiamo anche i più scettici a provarla. Al “Rifugio” sicuramente non manca coraggio né audacia.


LA MIGLIOR GESTIONE: Osteria La Sol Fa

L’oste Flavio e er coco (mi raccomando non lo chef!!) Claudio sono semplicemente i mejo. Passione infinita, competenza infinita, voglia di lavorare e di migliorarsi che non finisce più. Che cosa si può chiedere ancora? Beh, fanno anche una gran carbonara.


LA SORPRESA: Ristorante Pizzeria Al forno della soffitta

La carbonara che non ti aspetti in un locale che è per lo più una pizzeria. Qui vale la regola che, se si cucina bene, questo si applica sia alla pizza che a tutti gli altri piatti. Una carbonara sorprendente.


LA MIGLIOR PASTA CORTA: La vacca m’briaca

In questo ristorante nel cuore del rione Monti, le dimensioni non contano. Rigatoni da paura. Sicuramente tra i migliori di Roma.


LA MIGLIOR PASTA LUNGA: La Fraschetta di Castel Sant’Angelo

Nata da poco, “La Fraschetta di Castel Sant’Angelo” è diventata in brevissimo tempo uno dei punti di riferimento della cucina romana nella Capitale. Qui potete trovare certamente tra i migliori spaghetti alla carbonara di Roma. Se non i migliori.


LA CARBONARA DA CHEF: Trattoria popolare L’avvolgibile

Ai fornelli c’è uno chef (un grande chef). Eppure la trattoria è popolare (e lo sono anche i prezzi). Un ritorno alle origini per uno chef a cui, quando sente parlare di trattoria contemporanea, viene l’orticaria. Chapeau.


Vi segnaliamo poi le carbonare che hanno vinto i tornei che organizziamo sulle migliori carbonare di quartiere, scelte dai nostri follower. Per ora abbiamo solo 4 quartieri/zone di Roma, ma la lista è in continuo aggiornamento. Ecco a voi…


LA MIGLIORE CARBONARA DI TESTACCIO: La villetta dal 1940

LA MIGLIORE CARBONARA DI TRASTEVERE: La scala in Trastevere

LA MIGLIORE CARBONARA DELL’ESQUILINO: Il tempio di Minerva

LA MIGLIORE CARBONARA DI PRATI: Taverna Angelica


La guida alle migliori carbonare potrebbe andare avanti ancora per molto. Perché le vie della carbonara sono infinite. Ma è ora che vi ci perdiate da soli!



What are the places where His Majesty La Carbonara reaches its maximum royalty? There are many in Rome. It's hard to talk about the best carbonara in Rome. It would be more correct to speak in the plural of the best carbonaras in Rome. Each of these excels in one characteristic. We are going to list them:


THE BEST: Trattoria Sapori di casa.

There are many good carbonaras, very few bbbone carbonare. The carbonara of “Sapori di casa” is one of these. True, tasty, flavoursome Carbonara. In one word: bona. And their pici alla carbonara are mind-boggling.


THE MOST ELEGANT: Bottega Trattoria De Santis

In the face of those who say that carbonara is a raw dish, "De Santis" offers a divinely elegant and refined carbonara. Class is not water. It is carbonara.


THE VEGAN: Rifugio romano

In the endless guanciale vs pancetta diatribe, those from the "Roman Refuge" have solved it in their own way: vegan carbonara. For many an oxymoron, we invite even the most skeptical to try it. The "Refuge" certainly does not lack courage or audacity.


THE BEST MANAGEMENT: Osteria La Sol Fa

The host Flavio and er coco (I recommend not the chef !!) Claudio are simply the mejo. Infinite passion, infinite competence, desire to work and improve that never ends. What more can you ask for? Well, they also make a great carbonara.


THE SURPRISE: Al forno della Soffitta ristorante pizzeria

The carbonara you don't expect in a place that is mostly a pizzeria. Here the rule applies that, if you cook well, this applies to both pizza and all other dishes. A surprising carbonara.


THE BEST SHORT PASTA: La vacca m'briaca

In this restaurant in the heart of the Monti district, size doesn't matter. Rigatoni from fear. Certainly among the best in Rome.


THE BEST LONG PASTA: La Fraschetta di Castel Sant’Angelo

Born recently, "La Fraschetta di Castel Sant’Angelo" has quickly become one of the landmarks of Roman cuisine in the capital. Here you can certainly find among the best spaghetti carbonara in Rome. If not the best.


LA CARBONARA DA CHEF: Trattoria Popolare L'avvolgibile

At the stove there is a chef (a great chef). Yet the trattoria is popular (and so are the prices). A return to origins for a chef who gets hives when he hears about a contemporary restaurant. Chapeau.


We then point out the carbonaras that have won the tournaments we organize on the best neighborhood carbonaras, chosen by our followers. For now we only have 4 districts / areas in Rome, but the list is constantly updated. Here you go ...


THE BEST CARBONARA IN TESTACCIO: La Villetta dal 1940

THE BEST CARBONARA IN TRASTEVERE: La Scala in Trastevere

THE BEST CARBONARA OF ESQUILINO: Il Tempio di Minerva

THE BEST CARBONARA IN PRATI: Taverna Angelica


The guide to the best carbonaras could go on for a long time. Because the ways of carbonara are endless. But it's time for you to get lost alone!


di Società Anonima Carbonari

Rubrica "LA PASTA NEL PALLONE": Mini-intervista a Giovanni Cervone

Giovanni Cervone (Brusciano, 16 novembre 1962) è un ex calciatore italiano, di ruolo portiere. Cresciuto nelle giovanili di Juve Stabia e Avellino, ha poi vestito le maglie di: Catanzaro, Genoa, Parma, Verona, Roma, Brescia, Ravenna.

Nel suo palmarès una Coppa Italia vinta con l'A.S. Roma nella stagione 1990-91.

Il tuo formato di pasta preferito in assoluto e quale condimento ami abbinarci ?

Pasta corta condita con il pesce, specialmente se con i gamberoni di Gallipoli.


Il tuo ricordo d'infanzia legato alla pasta ?

Gli ziti con sugo di pomodoro che tutte le domeniche preparava mia madre.


Il miglior piatto di pasta mangiato in ritiro e chi lo ha preparato per te ?

Purtroppo nei ritiri si mangiavano sempre le solite cose. Ultimamente da allenatore è andata molto meglio.


Pastifici Italiani: Intervista a Giuseppe Di Martino / Italian pasta factories: Interview with Giuseppe Di Martino

La pasta di Gragnano oggi rappresenta il 14% dell’export italiano. Il 60% dei formati di pasta italiana si devono a questa città e dal 2013 la pasta di Gragnano è Igp. Rappresentante eccellente di questo primato è il Pastificio dei Campi. Abbiamo intervistato per voi il proprietario, il Dott. Giuseppe Di Martino.


Quando e perchè nasce il Pastificio dei Campi ?

Nel 2004 mi sono reso conto che la rintracciabilità della materia prima utilizzata per produrre la pasta italiana era approssimativa, interrompendosi ad un determinato punto della filiera e non permettendo né al consumatore finale né spesso allo stesso pastaio, di capire da dove provenisse il suo ingrediente principale: la semola di grano duro. Allora compresi che la rintracciabilità della materia prima fosse un valore imprescindibile di un prodotto alimentare ed iniziai il mio progetto che poi mi ha portato alla fondazione del Pastificio dei Campi. Per prima cosa ho scelto una zona di produzione storicamente vocata alla coltivazione del grano duro: la Puglia, in particolare le zone del Tavoliere e del sub appennino Dauno. Lì ho provato a coinvolgere i contadini locali, chiedendo loro di produrre un grano dagli elevati valori nutritivi, senza l'utilizzo di fertilizzanti chimici, senza l'utilizzo di glifosati, recuperando solo le varietà più antiche. Le intenzioni c’erano tutte, ma lo scetticismo dei contadini si fece sentire immediatamente: era assai difficile garantire un raccolto con quei livelli qualitativi, senza l’utilizzo della chimica, soprattutto se si voleva mantenere una resa elevata. La soluzione era semplice: rinunciare all’alta resa, prevedere una rotazione per evitare l’impoverimento del terreno dovuto alla monocoltura e pagare i contadini ogni anno, anche quando non fosse previsto il raccolto di grano.

Fu così che, ritornando all’ antica tecnica della rotazione triennale, abbiamo fatto contemporaneamente un enorme salto verso il rivoluzionario concetto della tracciabilità al 100% su tutta la filiera.


Qual è stato il primo formato di pasta prodotto?

Fusilli lunghi col buco.


Ognuno ha il suo formato di pasta preferito. Qual è il suo e con quale condimento ama abbinarlo?

Candele spezzate con ragù napoletano, da fare per la domenica.


L'articolo 1 del Manifesto costitutivo della Compagnia Amatori della Pasta recita: “La gastronomia italiana è una scienza fondata sulla pasta”. Quanto condivide questo nostro dettame?

Indubbiamente quando si parla di cucina italiana nel mondo la prima cosa che viene in mente è la pasta. Sia essa fresca che secca, è un alimento che da sempre ha caratterizzato la nostra alimentazione. Basti pensare che sin dalle origini dell’Impero Romano, il preparato a base di grano ed acqua (le famose lagane) era alla base del sostentamento delle milizie.

Per secoli la pasta ha sfamato ricchi e poveri e la sua antichissima origine ne fa uno dei pilastri della nostra cultura gastronomica.


Dove viene coltivato il grano duro utilizzato per la produzione della vostra pasta?

Nell’areale del Subappennino Dauno (a cavallo tra Puglia e Basilicata).


Cosa rende “unica” la vostra pasta?

Quando ho scommesso sul Pastificio dei Campi in molti (primo tra tutti mio padre) mi hanno dato del pazzo. Come si poteva migliorare un prodotto già eccellente come la Pasta di Gragnano? Come vi ho già spiegato il punto di partenza è tutto nella materia prima. Ma non dimentichiamoci anche il fattore umano. Il know how dei nostri pastai. Tutti giovanissimi (alcuni sono entrati in azienda poco più che maggiorenni) ma figli e nipoti di pastai. Hanno nel cuore e nelle mani la pasta. Per far si che tutto il lavoro fatto sulla filiera non andasse perduto, io e mia sorella Giovanna abbiamo deciso di realizzare all’interno della produzione del pastificio un impianto di essicazione altamente tecnologico, che fosse in grado di riprodurre quella lenta essiccazione che tradizionalmente a Gragnano avveniva per strada.

Immagino voi sappiate che Gragnano è diventata famosa nel mondo per la sua pasta, grazie soprattutto al suo microclima. Essendo posizionata in una valle ai piedi dei Monti Lattari e di fronte al mare, la brezza – tiepida e umida- che tutti i pomeriggi soffiava dal golfo, giovava perfettamente all’essicazione della pasta. Al Pastificio dei Campi abbiamo perciò realizzato delle celle di essicazione termostatica, dove temperatura ed umidità fossero perfettamente in linea con quel microclima. Senza corridoi del vento, senza essicazione forzata, senza alte temperature. Un’essiccazione per “evaporazione”.

Per finire, ogni astuccio di pasta è confezionato a mano, rispettando il valore del prodotto che vi è all’interno e delle persone che con il loro lavoro apportano un ulteriore controllo di qualità sul prodotto finale.


Quanto il “packaging creativo” ha inciso e continua ad incidere sul successo dei vostri prodotti?

Quando è partito il progetto del Pastificio dei Campi c’era la fortissima necessita di comunicare un prodotto innovativo, quasi di rottura con il restante mondo di produzione pastaia. C’era la necessità di raccontare la nostra storia, tutti gli autori del processo produttivo. Ecco allora la scelta di questo formato. Accattivante ed elegante, certo, ma anche e soprattutto funzionale (così come ogni prodotto di design dovrebbe essere)! Una confezione cubica, perfettamente impilabile, resistente e con un’ampia finestra trasparente che facesse vedere la pasta al suo interno. E sull’esterno il nostro storytelling: I campi, i contadini, Gragnano e tutto il nostro staff.


Se dovesse invitare un caro amico ad una cena speciale, in quale ristorante lo porterebbe e cosa gli consiglierebbe di ordinare?

SeaFront Pasta Bar a Napoli, gli consiglierei di ordinare un menu degustazione.


Lo chef più eclettico che adopera la vostra pasta nel suo ristorante ?

Peppe Guida, Antica Osteria Nonna Rosa, Vico Equense.


Sceglierebbe come testimonial del brand “Pastificio dei Campi” uno chef con 3 stelle Michelin poco social oppure un food blogger improvvisato con milioni di follower ?

Uno chef che sappia interpretare magistralmente questo prodotto ma anche renderlo comprensibile a tutti i nostri consumatori!


Oggi quanto dovrebbero contare, per un'azienda dell'industria alimentare, i concetti di sostenibilità ambientale, tracciabilità della filiera e di educazione al non-spreco alimentare ?

Oggi non dovrebbero esistere aziende dell’industria alimentare che non lavorino seguendo questi principi.


In che modo viene valorizzato il capitale umano all'interno della vostra azienda ?

Basti pensare che abbiamo preferito non utilizzare delle confezionatrici automatiche ma lasciamo che i nostri ragazzi confezionino a mano ogni singolo astuccio di pasta.


La gastronomia è un veicolo importantissimo per la promozione del territorio. La città di Gragnano può essere ritenuta l'Hub mondiale della Pasta ?

Questo non sono io a dirlo, ma un’insegna alle porte della nostra città, la capitale mondiale della Pasta.


Quali i progetti futuri del Pastificio dei Campi ?

Il nostro prodotto ha lavorato per tanti anni nel mondo della ristorazione. Effettivamente è stata una pasta pensata e realizzata per gli chef. Oggi non è più un prodotto esclusivamente pensato per le grandi cucine, ma si è aperto anche ai consumatori finali. Mai però alla grande distribuzione.

E’ per questo che stiamo lavorando ad un ambizioso progetto “Proximity” che porterà la nostra filiera fino alla casa del consumatore finale, grazie ad una piattaforma di vendita online gestita direttamente dall’azienda.



Gragnano pasta today represents 14% of Italian exports. 60% of Italian pasta shapes are due to this city and since 2013 the Gragnano pasta is Igp. An excellent representative of this record is the Pastificio dei Campi. We have interviewed the owner, Giuseppe Di Martino.


When and why was the Pastificio dei Campi born?

In 2004 I realized that the traceability of the raw material used to produce Italian pasta was approximate, interrupting at a certain point in the supply chain and not allowing either the final consumer or often the pasta maker himself to understand where its main ingredient came from. : durum wheat semolina. Then I understood that the traceability of the raw material was an essential value of a food product and I started my project which then led me to the foundation of the Pastificio dei Campi. First of all I chose a production area historically suited to the cultivation of durum wheat: Puglia, in particular the areas of the Tavoliere and the sub Apennine Dauno. There I tried to involve local farmers, asking them to produce a grain with high nutritional values, without the use of chemical fertilizers, without the use of glyphosates, recovering only the oldest varieties. The intentions were all there, but the skepticism of the farmers was felt immediately: it was very difficult to guarantee a crop with those quality levels, without the use of chemicals, especially if you wanted to maintain a high yield.

The solution was simple: give up the high yield, provide for a rotation to avoid the impoverishment of the land due to monoculture and pay the farmers every year, even when the wheat harvest was not expected. Thus, returning to the ancient three-year rotation technique, we simultaneously made a huge leap towards the revolutionary concept of 100% traceability throughout the supply chain.


What was the first pasta shape produced?

Long fusilli pasta with a hole.


Everyone has their favorite pasta shape. What is yours and which condiment do you like to combine it with?

Broken candles (candele) with Neapolitan ragù, to be made for Sunday.


Article 1 of the founding Manifesto of the Amatori della Pasta Company states: “Italian gastronomy is a science based on pasta”. How much do you share this dictate of ours?

Undoubtedly, when it comes to Italian cuisine in the world, the first thing that comes to mind is pasta. Whether fresh or dry, it is a food that has always characterized our diet. Suffice it to say that since the origins of the Roman Empire, the preparation based on wheat and water (the famous lagane) was the basis for the livelihood of the militias. For centuries, pasta has fed rich and poor alike and its ancient origin makes it one of the pillars of our gastronomic culture.


Where is the durum wheat used for the production of your pasta grown?

In the area of ​​the Dauno sub-Apennines (between Puglia and Basilicata).


What makes your pasta “unique”?

When I bet on the Pastificio dei Campi many (first of all my father) called me crazy. How could an already excellent product like Pasta di Gragnano be improved? As I have already explained to you, the starting point is all in the raw material. But let's not forget the human factor too. The know-how of our pasta makers. All very young (some joined the company just over 18 years old) but children and grandchildren of pasta makers. They have pasta in their hearts and hands. To ensure that all the work done on the supply chain was not lost, my sister Giovanna and I decided to create a highly technological drying system within the production of the pasta factory, which was able to reproduce the slow drying that traditionally in Gragnano took place on the street.

I guess you know that Gragnano has become world famous for its pasta, thanks above all to its microclimate. Being located in a valley at the foot of the Lattari Mountains and facing the sea, the breeze - warm and humid - that blew from the gulf every afternoon, helped perfectly to dry the pasta. At the Pastificio dei Campi we have therefore created thermostatic drying cells, where temperature and humidity were perfectly in line with that microclimate. Without wind corridors, without forced drying, without high temperatures. A drying by "evaporation". Finally, each box of pasta is packaged by hand, respecting the value of the product inside and of the people who, with their work, bring additional quality control to the final product.


How much has "creative packaging" affected and continues to affect the success of your products?

When the Pastificio dei Campi project started, there was a very strong need to communicate an innovative product, almost breaking with the rest of the world of pasta production. There was a need to tell our story, all the authors of the production process. Here then is the choice of this format. Captivating and elegant, of course, but also and above all functional (just like any design product should be)! A cubic package, perfectly stackable, resistant and with a large transparent window that let you see the pasta inside. And on the outside our storytelling: The fields, the farmers, Gragnano and all our staff.


If you were to invite a dear friend to a special dinner, which restaurant would you take them to and what would you recommend them to order?

SeaFront Pasta Bar in Naples, I would recommend ordering a tasting menu ("menu degustazione").


The most eclectic chef who uses your pasta in his restaurant?

Peppe Guida, Antica Osteria Nonna Rosa, Vico Equense.


Would you choose a chef with 3 Michelin stars who are not very social or an improvised food blogger with millions of followers as testimonial of the “Pastificio dei Campi” brand?

A chef who knows how to masterfully interpret this product but also make it understandable to all our consumers!


How much should the concepts of environmental sustainability, traceability of the supply chain and education on non-food waste count today for a company in the food industry?

Today there should be no food industry companies that do not work according to these principles.


How is human capital valued within your company?

Suffice it to say that we preferred not to use automatic packaging machines but let our guys pack every single box of pasta by hand.


Gastronomy is a very important vehicle for the promotion of the territory. Can the city of Gragnano be considered the World Pasta Hub?

This is not me saying, but a sign on the outskirts of our city, the world capital of Pasta.


What are the future projects of the Pastificio dei Campi?

Our product has worked for many years in the restaurant world. It was actually a pasta designed and created for chefs. Today it is no longer a product exclusively designed for large kitchens, but has also opened up to end consumers. But never to large retailers.

This is why we are working on an ambitious "Proximity" project that will bring our supply chain to the home of the final consumer, thanks to an online sales platform managed directly by the company.


+ info

Pastificio dei Campi

Via dei Campi n.50

80054 - Gragnano (NA)

Tel: +39 081 80 18  430

Sito web: www.pastificiodeicampi.it

E-mail: info@pastificiodeicampi.it


Rubrica "LA PASTA NEL PALLONE": Mini-intervista a Marco Negri

Marco Negri (Milano, 27 ottobre 1970) è un ex calciatore italiano, di ruolo attaccante, attualmente allenatore. Ha vestito le maglie di: Udinese, Novara, Ternana, Cosenza, Bologna, Perugia, Glasgow Rangers, Vicenza, Cagliari, Livorno.

E' stato capocannoniere della Scottish Premier Division nella stagione 1997-98 segnando 32 gol.



Il tuo formato di pasta preferito in assoluto e quale condimento ami abbinarci ?

Gli spaghetti. Amo la carbonara.


A volte si ha poco tempo per dedicarsi alla cucina. Qual è un piatto di pasta che prepareresti in zona Cesarini ?

Spaghetti aglio, olio e peperoncino, specie se di notte.


Il tuo ricordo d'infanzia legato alla pasta.

Mia madre che preparava uno dei miei piatti preferiti: i rigatoni gratinati con la besciamella. Mi avventavo sul pentolino dove era stata preparata la crema di besciamella e pulivo tutto con il dito...non mi fermavo fino a che non era lucido e pulito come da lavastoviglie.


Rubrica "LA PASTA NEL PALLONE": Mini-intervista a Antonio Filippini

Antonio Filippini (Brescia, 3 luglio 1973) è un ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista. Attualmente allenatore. Cresciuto nelle giovanili della Voluntas Brescia e del Brescia, ha poi vestito le maglie di: Ospitaletto, Palermo, Lazio, Treviso, Livorno.

Per festeggiare la promozione del Palermo in Serie A al termine della stagione 2003-2004, Antonio palesa la sua passione per la musica rock, suonando la chitarra in un concerto eseguito nella Curva Nord dello stadio “Renzo Barbera” insieme al gemello Emanuele ed Andrea Gasbarroni.


Il tuo formato di pasta preferito in assoluto e quale condimento ami abbinarci ?

Bucatini, preparati con cacio e pepe.


Il tuo ricordo d'infanzia legato alla pasta ?

Il mio ricordo d'infanzia sulla pasta è un pò negativo. Mia mamma mi preparava la pasta al pomodoro riscaldata ed a me proprio non piaceva, ma ero obbligato a mangiarla altrimenti l'allenamento di calcio saltava !


Il miglior piatto di pasta mangiato in ritiro e chi lo ha cucinato.

Sicuramente al Touring di Coccaglio, dove ho trascorso la maggior parte dei miei ritiri con il Brescia. Preparavano una pasta ai 4 formaggi veramente buona !


Sei nato e cresciuto a Brescia. Qual è il primo piatto più buono della tradizione bresciana e dove lo hai mangiato l'ultima volta ?

Il piatto più buono di Brescia non è un primo ma un secondo: lo Spiedo bresciano. L'ho mangiato a casa dei miei suoceri. Mia moglie, tra l'altro, ha partecipato alla prima edizione di Master Chef ed ho capito dove ha imparato a cucinare così bene ! (risata).


Storie di Pasta: I Pici, patrimonio culinario della Toscana

Nella nostra zona i pici rappresentano qualcosa di più di un semplice piatto tradizionale, sono un segno caratterizzante di una comunità e di un modo di stare insieme , un legame forte al territorio ed alla sua storia e cultura. Gli Amatori Pici Chianciano nascono per tutelare, tramandare e promuovere questo piatto popolare, cercando di valorizzare la ricetta originale ed i condimenti della tradizione, utilizzando materie prime a Km0 e producendo rigorosamente a mano e con passione”.

Amatori Pici Chianciano


I pici sono un tipo di pasta fresca allungata fatta a mano, simile agli spaghetti ma di sezione maggiore e irregolare, tipici del sud della Toscana, in particolare di Siena, della val d'Orcia, della val di Chiana, del Monte Amiata, della Provincia di Arezzo fino a spingersi alle confinanti zone dell'alta Tuscia Viterbese, in provincia di Viterbo, della Val di Paglia e dell'Orvietano dove però più spesso sono chiamati "umbricelli", "lombrichelli" o "tortorelli". Nella zona di Montalcino i pici si chiamano “pinci” e la farina di grano semplice è sostituita da una farina tradizionale più grossolana, macinata all'antica nel mulino a palmenti. Ad Anghiari, in provincia di Arezzo, vengono invece chiamati “bringoli”.

Sull'origine del loro nome vi sono varie correnti di pensiero. C’è chi lo fa risalire all’antica Roma, nello specifico alla figura di Marco Gavio Apicio (25 a.C.37 d.C.), uno dei più importanti gastronomi dell’antichità, autore di numerose ricette che vanno a comporre il corpus dell’opera intitolata “De re Coquinaria”. Per alcuni deriva semplicemente da "l'appiciatura", ovvero l'atto che consiste nella lavorazione della pasta con il palmo della mano sulla spianatoia per definire forma e lunghezza finale. Un’altra strada ancora ci porta a rintracciare l’origine del nome presso la località di San Felice in Pincis vicino Castelnuovo, nella diocesi di Arezzo. Al di là di quella che è l’etimologia del nome, abbiamo già visto che sono molti oggi i modi con i quali viene chiamata questa pasta. L'impasto è costituito da sole farina, acqua e un pizzico di sale. 

La ricetta tradizionale ha origini antichissime ed incerte, un tempo costituiva il tipico piatto "povero" delle famiglie locali ma continua ancora oggi ad essere un piatto ricercato ed apprezzato anche nella ristorazione di alto livello. I pici contemplano una serie di condimenti classici che ne esaltano la consistenza. In principio furono "le briciole" di pane raffermo soffritto in olio d'oliva, questo condimento esisteva ancor prima dell'importazione del pomodoro e serviva anche a riutilizzare il pane secco. Il sugo principe è senza dubbio il ragù di carne (manzo, cinghiale o selvaggina), anche nella variante "bianca" senza pomodoro. Per il ragù non sono previste soltanto carni rosse ma sono altresì apprezzati i sughi con la "nana" (anatra) ed "ocio" (oca). La tradizione prevede inoltre l'aglione, si tratta di un sugo di pomodoro e aglione (non un normale aglio ma una tipologia più grande ed aromatica tipica della zona).
Recentemente sono sperimentati anche altri abbinamenti con condimenti non tradizionali come carbonara, amatriciana o sughi di pesce.



In our area, pici represent something more than a simple traditional dish, they are a characterizing sign of a community and a way of being together, a strong link to the territory and its history and culture. The Amatori Pici Chianciano are born to protect, pass on and promote this popular dish, trying to enhance the original recipe and traditional condiments, using raw materials at Km0 and producing strictly by hand and with passion".

Amatori Pici Chianciano


Pici are a type of elongated fresh handmade pasta, similar to spaghetti but with a larger and irregular section, typical of southern Tuscany, in particular Siena, Val d'Orcia, Val di Chiana, Monte Amiata, Province of Arezzo up to the neighboring areas of the upper Tuscia Viterbese, in the province of Viterbo, Val di Paglia and Orvietano where, however, they are more often called "umbricelli", "lombrichelli" or "tortorelli". In the Montalcino area the pici are called "pinci" and the simple wheat flour is replaced by a coarser traditional flour, ground in the old fashioned way in the millstone. In Anghiari, in the province of Arezzo, they are instead called "bringoli".

There are various currents of thought on the origin of their name. There are those who trace it back to ancient Rome, specifically to the figure of Marco Gavio Apicius (25 BC37 AD), one of the most important gastronomes of antiquity, author of numerous recipes that make up the corpus of the work entitled “De re Coquinaria”. For some it derives simply from "appiciatura", that is the act that consists in working the dough with the palm of the hand on the pastry board to define the final shape and length. Still another road leads us to trace the origin of the name in the locality of San Felice in Pincis near Castelnuovo, in the diocese of Arezzo. Beyond the etymology of the name, we have already seen that today there are many ways in which this pasta is called. The dough consists of only flour, water and a pinch of salt.

The traditional recipe has ancient and uncertain origins, once it was the typical "poor" dish of local families but still continues to be a sought-after and appreciated dish even in high-level catering. Pici include a series of classic toppings that enhance their texture. In the beginning they were "the crumbs" of stale bread fried in olive oil, this condiment existed even before the import of tomatoes and was also used to reuse dry bread. The main sauce is undoubtedly the meat sauce (beef, wild boar or game), also in the "white" variant without tomato. For the ragù there are not only red meats but sauces with "nana" (duck) and "ocio" (goose) are also appreciated. Tradition also includes aglione, it is a tomato and garlic sauce (not a normal garlic but a larger and more aromatic type typical of the area). Recently other combinations with non-traditional condiments such as carbonara, amatriciana or fish sauces have also been tested.

Pastifici italiani: Intervista a Massimo Mancini / Italian pasta factories: Interview with Massimo Mancini

Il Pastificio Agricolo Mancini nasce nel 2010 a Monte San Pietrangeli, in provincia di Fermo, nelle Marche. L’azienda agricola di famiglia, a vocazione cerealicola, è stata fondata invece intorno al 1940 da Mariano Mancini, nonno dell'attuale proprietario e storico trebbiatore. Le due realtà sono strettamente connesse, nel senso che l’azienda agricola conferisce al pastificio tutto il grano duro coltivato affinché venga trasformato in pasta Mancini: questa è la ragione per cui si definisce “pastificio agricolo”. Abbiamo rivolto le nostre domande a Massimo Mancini, titolare del pastificio.

Qual è stato il primo formato di pasta prodotto ?

Il primo formato di pasta Mancini prodotto è stato quello delle penne. In generale, si può dire che sia più semplice produrre formati di pasta corta rispetto a quelli di lunga e le penne si prestarono bene per il collaudo della nostra linea di produzione, all’epoca prototipo di una nota azienda costruttrice. Da quella prova salimmo di complessità e ci avventurammo nella produzione degli spaghetti, il formato di pasta che in assoluto rappresenta il banco di prova più importante per i pastai perché tante sono le variabili di cui tener conto.


Ognuno ha il suo formato di pasta preferito. Qual è il suo e con quale condimento ama abbinarlo ?

Sono particolarmente legato proprio allo spaghetto, forse per via della passione suscitata dal tempo richiesto per progettarne la trafila e studiarne la ricetta di essiccazione dedicata, prova su prova. Sono molto contento di poter dire oggi che si tratta del formato più apprezzato dai consumatori di pasta Mancini. Gli spaghetti al pomodoro sono il mio piatto preferito.


L'articolo 1 del Manifesto costitutivo della Compagnia Amatori della Pasta recita: “La gastronomia italiana è una scienza fondata sulla pasta”. Quanto condivide questo nostro dettame?

La pasta non si limita a essere solo un alimento per la gastronomia italiana, ma ne costituisce un aspetto centrale anche dal punto di vista identitario. Nei miei tanti viaggi di lavoro ho avuto prova del sempre più crescente “peso specifico” rivestito dalla pasta nei menu dei ristoranti di tutto il mondo, dalla trattoria al ristorante stellato, e di quanta attenzione positiva riesca a suscitare nei confronti dell’Italia (insieme alla pizza, ovviamente). Investire in qualità è un aspetto fondamentale di Mancini Pastificio Agricolo e ritengo contribuisca favorevolmente allo sviluppo del gradimento generale verso la cucina italiana.


Il grano duro viene coltivato nelle Marche, direttamente nei vostri campi, e molito nella stessa regione. Quanto conta la provenienza e la tracciabilità delle materie prime sul mercato alimentare di oggi ? Quanta attenzione dovrebbe essere posta dalle aziende su questo aspetto e perché è così importante nell'ottica della produzione di un'ottima pasta ?

Mancini Pastificio Agricolo produce pasta solo con il grano che coltiva direttamente nei campi che lo circondano nel cuore delle Marche, ottenendo ogni anno un prodotto vivo, figlio dell’annata agraria. Questa rottura con l’impostazione classica delle aziende agricole dal punto di vista economico ci ha dato l’opportunità di aggiungere valore al nostro grano, cioè la sola materia prima con cui viene alimentato il nostro pastificio. Sono del parere che il mercato attuale si stia muovendo gradualmente sempre più verso il racconto degli aspetti legati alla materia prima e questo, da agronomo, è gratificante; dall’altro, trovo poco costruttiva nel mercato della pasta la polarizzazione sull’utilizzo di solo grano italiano come condizione esclusiva per la qualità del prodotto finito perché, proprio in virtù della mia formazione da agronomo, non credo sia giusto dire che non esistano varietà interessanti di grano duro al di fuori dei confini nazionali. Anzi, a contare a mio avviso è l’approccio tecnico nei confronti della materia prima e, nel caso di Mancini Pastificio Agricolo, cerchiamo di condurlo al meglio grazie al nostro protocollo di Buona Pratica Agricola, ovvero l’insieme di regole che applichiamo per una gestione ecocompatibile delle nostre attività agricole al fine di produrre una materia prima della più alta qualità e salubrità, col minor impatto ambientale possibile.


Quali sono le modalità ed i tempi di essiccazione della vostra pasta ?

Al fine di preservare ed esaltare le importanti caratteristiche nutrizionali del grano Mancini, abbiamo creato delle ricette di essiccazione specifiche per ogni formato di pasta basate sulla combinazione dei principi di temperatura, umidità, ventilazione e riposo. Asciughiamo pasta Mancini a temperature al di sotto dei 55° C e i tempi di essiccazione vanno dalle 24 alle 44 ore a seconda del formato, garantendo salubrità e gusto nel prodotto finito.


Ci parli brevemente dell'ambizioso progetto “i Turanici”.

Il grano turanico appartiene al grande gruppo dei frumenti duri. La classificazione esatta è Triticum turgidum subspecie Turanicum, comunemente conosciuto come Triticum turanicum. Originaria della regione del Khorasan (Nord-Est dell’Iran), la coltivazione di questa varietà si è diffusa nel Bacino del Mediterraneo e anche in Italia, ma è stata abbandonata in tempi moderni a causa della sua bassa resa. Dal 2006 l’azienda Prometeo di Urbino, in collaborazione con Oriana Porfiri, agronomo esperto di cereali, ha valutato diverse linee di grano turanico, in particolare la n. 17 e la n. 38, strutturando una vera e propria filiera produttiva, dal seme fino alla prima trasformazione. A fronte di tutto questo, l’Azienda Agricola Mancini si è dedicata dal 2013 a mettere a punto metodologie e strumenti di pastificazione per interpretare al meglio la ricchezza di questi grani. È stata definita una ricetta di essiccazione specifica e sono state ideate anche nuove trafile in bronzo (spaghetti, penne lisce e Sedani 20 Righe) allo scopo di esprimere il potenziale del semolato macinato a pietra di Prometeo. Dagli studi condotti a livello qualitativo è emerso un aspetto molto interessante circa le peculiarità del glutine: poco tenace, quindi facilmente digeribile.


I tre chef italiani più eclettici che adoperano la vostra pasta nel loro ristorante ?

Non sono in grado di definire quali siano gli chef più eclettici tra i clienti di Mancini Pastificio Agricolo. Credo però sia interessante l’avvicinamento della ristorazione stellata, creativa per natura, verso la pasta di semola di grano duro negli ultimi 10 anni, prima dei quali si era mostrata indifferente prediligendo pasta fresca autoprodotta.


Siete un'azienda che cura molto la comunicazione ed il marketing. Sceglierebbe come testimonial del brand “Pasta Mancini” uno chef pluristellato ma poco social oppure un food blogger simpatico con milioni di follower ?

Personalmente non sono per la formula del testimonial e sono contento che i miei collaboratori al pastificio condividano questa visione. I social sono sicuramente uno strumento importante e sicuramente ci fa piacere quando qualcuno condivide un contenuto digitale che ci riguarda ai suoi follower. Tuttavia credo che resti imprescindibile continuare nella vita reale a dedicare tempo a incontrare chef e food blogger, al pastificio o lontano da questo, affinché si possa trasmettere senza filtri la verità delle persone e del lavoro che sta dietro a pasta Mancini.


Oggi quanto dovrebbe contare, per un'azienda dell'industria alimentare, il concetto di educazione al non-spreco alimentare ?

Sono dell’idea che combattere lo spreco alimentare sia un argomento valido oggi altrettanto quanto ieri. Come addetto ai lavori nel settore alimentare mi pare giusto fare qualcosa per dare un segnale: tra i nostri formati di pasta ce n’è uno, le “curve”, pensato proprio per ridurre al minimo gli scarti di lavorazione perché ottenuto recuperando la parte dello spaghetto che poggia sulle canne d’essiccazione.


In che modo viene valorizzato il capitale umano all'interno della vostra azienda ?

La scelta dei collaboratori è un aspetto da curare con scrupolo per portare avanti con coerenza la mia visione aziendale e, allo stesso tempo, per renderla ancora più evidente all’esterno. In azienda lavoriamo ai progetti ponendo molta attenzione al confronto costante e partecipato tra i vari reparti del team. All’alto livello di fiducia riposto nell’esperienza dei primi assunti cerco di coniugare una apertura forte nei confronti degli ultimi arrivati perché credo fortemente nella forza degli stimoli più “freschi” che possono arrivare dai più giovani.


La gastronomia è un veicolo importantissimo per la promozione del territorio. Quanto la vostra azienda si impegna a divenire ambasciatrice della cultura gastronomica marchigiana nel mondo ? E qual è il suo “luogo del cuore” nelle Marche che consiglierebbe di visitare ai nostri lettori ?

Le Marche consumano pasta di semola ma non hanno una tradizione nella sua manifattura, diversamente dal meridione italiano; tuttavia sono note per la notevole vocazione cerealicola dei suoi campi, aspetto che rende da sempre questa regione un riferimento per i mulini e/o pastifici alla ricerca di varietà di grano di alto livello qualitativo. Questo aspetto agronomico è poco noto e sono entusiasta di poterlo veicolare ogni giorno di più. Non ho un luogo del cuore da consigliare; piuttosto consiglio di venire a conoscere le Marche tout court, a esplorarle, dato che sono meno toccate dalle rotte più “abitudinarie” del turismo in Italia.


Quali i progetti futuri del Pastificio Mancini?

Il prossimo passo è nel rendere la carta l’unico materiale del packaging di Mancini Pastificio Agricolo: stiamo portando avanti più sperimentazioni con i fornitori e siamo ormai a ridosso della soluzione che garantisca massima conservabilità alla pasta e riciclabilità dell’imballo al 100%.



The Mancini Pastificio Agricolo was founded in 2010 in Monte San Pietrangeli, in the province of Fermo, in the Marche region. The family farm, with a cereal vocation, was instead founded around 1940 by Mariano Mancini, grandfather of the current owner and historic thresher. The two realities are closely connected, in the sense that the farm gives the pasta factory all the durum wheat grown so that it can be transformed into Mancini pasta: this is the reason why it is called an "agricultural pasta factory (pastificio agricolo)". We addressed our questions to Massimo Mancini, owner of the pasta factory.


What was the first pasta shape produced?

The first Mancini pasta format produced was that of penne. In general, it can be said that it is easier to produce short pasta shapes than long ones and the penne lent themselves well to testing our production line, at the time the prototype of a well-known manufacturing company. From that test we climbed in complexity and ventured into the production of spaghetti, the pasta format that represents the most important test bench for pasta makers because there are many variables to take into account.


Everyone has their favorite pasta shape. What is yours and which condiment do you like to combine it with?

I am particularly attached to spaghetti, perhaps because of the passion aroused by the time required to design the die and study the dedicated drying recipe, test by test. I am very happy to be able to say today that it is the most popular format for Mancini pasta consumers. Spaghetti with tomato sauce is my favorite dish.


Article 1 of the Constitutive Manifesto of the Amatori della Pasta Company states: “Italian gastronomy is a science based on pasta”. How much do you share this dictate of ours?

Pasta is not limited to being only a food for Italian gastronomy, but also constitutes a central aspect of it from an identity point of view. In my many business trips I have had proof of the ever increasing "specific weight" that pasta plays in the menus of restaurants all over the world, from the trattoria to the starred restaurant, and of how much positive attention it is able to arouse towards Italy (together to pizza, of course). Investing in quality is a fundamental aspect of Mancini Pastificio Agricolo and I believe it contributes favorably to the development of the general appreciation of Italian cuisine.


Durum wheat is grown in the Marche region, directly in your fields, and milled in the same region. How important is the origin and traceability of raw materials on today's food market? How much attention should companies pay to this aspect and why is it so important for the production of excellent pasta?

Mancini Pastificio Agricolo produces pasta only with the wheat that it grows directly in the fields that surround it in the heart of the Marche, obtaining a living product every year, the result of the agricultural year. This break with the classic approach of farms from an economic point of view has given us the opportunity to add value to our wheat, that is, the only raw material with which our pasta factory is fed. I am of the opinion that the current market is gradually moving more and more towards the narration of aspects linked to the raw material and this, as an agronomist, is gratifying; on the other hand, I find the polarization on the use of only Italian wheat as an exclusive condition for the quality of the finished product in the pasta market not very constructive because, precisely by virtue of my training as an agronomist, I do not think it is fair to say that there are no interesting varieties of durum wheat outside national borders. Indeed, in my opinion what counts is the technical approach towards the raw material and, in the case of Mancini Pastificio Agricolo, we try to conduct it in the best possible way thanks to our protocol of Good Agricultural Practice, or the set of rules that we apply for a environmentally friendly management of our agricultural activities in order to produce a raw material of the highest quality and healthiness, with the lowest possible environmental impact.


What are the drying ("essiccazione") methods and times for your pasta?

In order to preserve and enhance the important nutritional characteristics of Mancini wheat, we have created specific drying recipes for each pasta shape based on the combination of the principles of temperature, humidity, ventilation and rest. We dry Mancini pasta at temperatures below 55 ° C and drying times range from 24 to 44 hours depending on the format, guaranteeing wholesomeness and taste in the finished product.


Tell us briefly about the ambitious “i Turanici” project.

Turanic wheat belongs to the large group of durum wheat. The exact classification is Triticum turgidum subspecie Turanicum, commonly known as Triticum turanicum. Originally from the Khorasan region (north-eastern Iran), the cultivation of this variety has spread to the Mediterranean Basin and also to Italy, but has been abandoned in modern times due to its low yield. Since 2006, the Prometeo company of Urbino, in collaboration with Oriana Porfiri, an agronomist expert in cereals, has evaluated various turanic wheat lines, in particular the n. 17 and n. 38, structuring a real production chain, from the seed to the first transformation. In the face of all this, the Mancini farm has been dedicated since 2013 to developing methodologies and pasta making tools to better interpret the richness of these grains. A specific drying recipe has been defined and new bronze dies have also been created (spaghetti, penne smooth and Sedani 20 Righe) in order to express the potential of Prometheus stone-ground caster. From the studies conducted on a qualitative level, a very interesting aspect emerged about the peculiarities of gluten: not very tenacious, therefore easily digestible.


The three most eclectic Italian chefs who use your pasta in their restaurant?

I am not able to define which are the most eclectic chefs among Mancini Pastificio Agricolo's customers. However, I think it is interesting the approach of starred restaurants, creative by nature, towards durum wheat semolina pasta in the last 10 years, before which it had shown indifferent preference, preferring self-produced fresh pasta.


You are a company that takes care of communication and marketing a lot. Would you choose a multi-starred but not very social chef as testimonial of the “Pasta Mancini” brand or a friendly food blogger with millions of followers?

Personally I am not for the testimonial formula and I am happy that my collaborators at the pasta factory share this vision. Social media are certainly an important tool and we certainly enjoy it when someone shares digital content that concerns us to their followers. However, I believe that it remains essential to continue in real life to dedicate time to meet chefs and food bloggers, at the pasta factory or away from it, so that the truth of the people and the work behind Mancini pasta can be transmitted without filters.


How much should the concept of education on non-waste food count today for a company in the food industry?

I am of the opinion that fighting food waste is as valid today as it was yesterday. As an insider in the food sector, it seems right to do something to give a signal: among our pasta shapes there is one, the "curves", designed to minimize processing waste because it is obtained by recovering the part of the spaghetti resting on drying rods.


How is human capital valued within your company?

The choice of collaborators is an aspect to be taken care of with care in order to consistently pursue my corporate vision and, at the same time, to make it even more evident on the outside. In the company we work on projects paying close attention to constant and participatory discussion between the various departments of the team. With the high level of trust placed in the experience of the first hires I try to combine a strong openness towards the newcomers because I strongly believe in the strength of the "freshest" stimuli that can come from the youngest.


Gastronomy is a very important vehicle for the promotion of the territory. How much is your company committed to becoming an ambassador of the Marche gastronomic culture in the world? And what is your “favorite place” in the Marche that you would recommend to visit to our readers?

The Marches consume semolina pasta but do not have a tradition in its manufacture, unlike the Italian south; however they are known for the notable cereal vocation of its fields, an aspect that has always made this region a reference point for mills and / or pasta factories in search of high quality grain varieties. This agronomic aspect is little known and I am excited to be able to convey it more every day. I have no place in my heart to recommend; I rather recommend coming to know the Marche tout court, to explore them, since they are less affected by the more “routine” routes of tourism in Italy.


What are the future projects of Pastificio Mancini?

The next step is to make paper the only packaging material of Mancini Pastificio Agricolo: we are carrying out more experiments with suppliers and we are now close to the solution that guarantees maximum preservation of the pasta and 100% recyclability of the packaging.




+ info

Mancini Pastificio Agricolo

Via Ernesto Paoletti n.1

63815 - Monte San Pietrangeli (FM)

Tel: +39 0734 96 93 11

Sito web: www.pastamancini.com

E-shop: shop.pastamancini.com

E-mail: info@pastamancini.com


Ricetta: Trofie con cavolo nero e salmone / Trofie with black cabbage and salmon

Per questa ricetta abbiamo scelto le trofie come formato di pasta perché particolarmente adatte a trattenere il (quasi) pesto di cavolo nero ed i pezzetti di salmone affumicato. Il cavolo nero insieme al salmone genera un mix di sapori davvero particolare e delicato. La ricetta è rapida e veloce.


Ingredienti

400 gr di trofie
400 gr di cavolo nero
150 gr di salmone affumicato
1 spicchio d'aglio
peperoncino q.b.
sale q.b.
olio di oliva q.b.


Preparazione
Lavare il cavolo nero e togliere la parte più dura. Tagliarlo a pezzi e metterlo a cuocere per circa 15 minuti, facendolo rimanere un po’ croccante. Toglierlo dall’acqua (la stessa poi la utilizzeremo per cuocere la pasta), lo mettiamo su un tagliere e lo sminuzziamo finemente con una mezzaluna. Tagliare a listarelle anche il salmone e buttare la pasta. In una padella versare un po’ d’olio, lo spicchio d’aglio ed il peperoncino. Aggiungere il cavolo nero per farlo insaporire e aggiungere il sale. Quando la pasta è quasi cotta passarla in padella, aggiungendo il salmone ma tenendone un po’ da parte per la decorazione finale. Amalgamare il tutto aggiungendo se necessario acqua di cottura. Impiattare e servire.



For this recipe we have chosen the trofie as a pasta shape because they are particularly suitable for holding the (almost) black cabbage pesto and the pieces of smoked salmon. Black cabbage together with salmon generates a very particular and delicate mix of flavors. The recipe is quick and easy.


Ingredients

400 gr of trofie

400 gr of black cabbage

150 gr of smoked salmon

1 clove of garlic

chili pepper to taste

Salt to taste.

olive oil to taste


Preparation

Wash the kale and remove the hardest part. Cut it into pieces and put it to cook for about 15 minutes, making it remain a little crunchy. Remove it from the water (the same we will then use to cook the pasta), place it on a cutting board and finely chop it with a crescent. Cut the salmon into strips and throw in the pasta. In a pan, pour a little oil, the garlic clove and the chilli. Add the black cabbage to make it flavor and add the salt. When the pasta is almost cooked, put it in a pan, adding the salmon but keeping some aside for the final decoration. Mix everything, adding cooking water if necessary. Serve and serve.


Rubrica "LA PASTA NEL PALLONE": Mini-intervista a Igor Protti

Igor Protti (Rimini, 24 settembre 1967) è un ex calciatore italiano, di ruolo attaccante, attualmente dirigente sportivo. Cresciuto nelle giovanili del Rimini, ha poi vestito le maglie di: Livorno, Virescit Bergamo, Messina, Bari, Lazio, Napoli, Reggiana.

Soprannominato lo “Zar”, è stato, assieme a Dario Hubner, l'unico calciatore ad ottenere il titolo di capocannoniere in Serie A (Bari), in Serie B (Livorno) ed in serie C1 (Livorno).


Il tuo formato di pasta preferito in assoluto e quale condimento ami abbinarci ?

Senza dubbio gli spaghetti. Sono nato sul mare, ho giocato la maggior parte della mia carriera in città di mare, vivo attualmente sul mare ed i frutti di mare non possono che essere il mio condimento preferito.


Il tuo ricordo d'infanzia legato alla pasta ?

Il mio ricordo da bambino è legato alla pasta della tradizione romagnola (essendo io di Rimini). Prima le nonne e poi mia mamma erano e sono abituate a preparare la pasta fatta in casa, la sfoglia. Ho ancora in mente le tagliatelle al ragù di mia mamma, che mi prepara ogni volta che torno a Rimini a trovarla.


Il miglior piatto di pasta mangiato in ritiro e chi lo ha preparato per te ?

A dire il vero non è che in ritiro ci fosse grande varietà di piatti. Più di quello mi piace ricordare quando nelle stagioni al Livorno avevamo il doppio allenamento e spesso rimanevamo a mangiare al campo ed il nostro magazziniere Rossano preparava la pasta per tutti, pasta semplice ovviamente, perché era tra un allenamento e l'altro, ed era un momento bello di condivisione e si stava bene insieme.